venerdì 13 novembre 2020

Balli estivi, c'era il sì degli esperti. Oggi le prime convocazioni del pm.


 


L'inchiesta della Procura di Cagliari sull'origine dell'ordinanza con cui, l'11 agosto, il governatore Christian Solinas ha autorizzato l'apertura delle discoteche sembra aver tagliato un primo traguardo. Il parere del comitato tecnico scientifico alla base della decisione del presidente, sinora non visto né letto da alcuno, è stato recuperato mercoledì dalla Polizia negli uffici regionali di viale Trento: è la mail con cui l'immunologo Stefano Vella, componente del Cts, informava i vertici della Giunta del giudizio favorevole suo e del collega del comitato Giovanni Sotgiu (così avrebbe scritto) sul via libera ai balli sostenendo fosse quasi indispensabile. Il documento potrebbe chiudere la vicenda, perché l'ipotesi era che Solinas avesse proceduto con l'ordinanza nonostante un parere negativo del Cts. Ma è prematuro.

 

I due consiglieri regionali.

Prima di decidere se propendere per l'archiviazione, il pool di magistrati che guida le indagini (il procuratore aggiunto Paolo de Angelis e i sostituti Daniele Caria, Guido Pani e Maria Virginia Boi) studierà il contenuto di tutte le carte prelevate dagli uomini della Squadra mobile, ricostruirà i passaggi burocratici sfociati nell'iniziativa del governatore e convocherà, oltre ai due componenti del Cts (già oggi), i consiglieri regionali protagonisti delle dichiarazioni rese a Report, la trasmissione di Rai3 all'origine dell'inchiesta.

 

Angelo Cocciu, capogruppo di Forza Italia, davanti alle telecamere ha parlato di «25 telefonate» con richiesta di aiuto ricevute durante una riunione del Consiglio da parte del suo «elettorato». Locali come «Billionaire e Phi Beach» avevano firmato «contratti stratosferici», anche da «500mila euro», con «dj importanti», e in caso di chiusura le «penali» sarebbero state «altissime». Ma in realtà davanti a una decisione della Regione questa possibilità non era configurabile.

 

La politica inoltre sapeva che nell'Isola «i contagi stavano salendo», però «erano abbastanza contenuti». Allora ecco la richiesta al presidente di «dare qualche giorno in più» alle attività, per le quali il Governo aveva disposto la chiusura già dal 7 agosto: «Non si trattava di arrivare sino al 31, perché sapevamo che così avremmo ammazzato la Sardegna, ma solo pochi giorni. Abbiamo rischiato un po'».

 

Perché Cocciu ha svelato questi retroscena? Giovanni Satta del Psd'Az, stesso partito del governatore, a sua volta ha detto a Report di aver ricevuto pressioni «quotidiane dagli imprenditori del divertimento notturno, dicevano li avremmo rovinati. Mi ha chiamato un socio del Just Cavalli. Anche la minoranza parlava di colpo mortale per l'economia». Gli inquirenti vogliono capire in cosa consistessero queste “pressioni”.

 

L'ammissione del rischio. Il dato più controverso è l'ammissione di Cocciu riguardo la consapevolezza dell'aumento dei contagi, in quei giorni già in corso (era esploso il focolaio di Carloforte), e del rischio che il Consiglio si assumeva con le aperture. In questo caso l'intenzione dei pm cagliaritani è confrontarsi con i colleghi di Tempio, che indagano sull'osservanza delle misure anti Covid dentro i locali della movida e sui controlli amministrativi nelle strutture anche alberghiere della Costa Smeralda, per valutare l'eventuale incidenza di quella decisione sull'incremento del numero di positivi. Ieri su mandato del procuratore gallurese Gregorio Capasso i carabinieri sono andati alla Regione per prelevare i documenti che illustrano le prescrizioni previste dalla Giunta per concedere l'apertura.

 

Il comitato scientifico. Infine, c'è il via libera del comitato. Mercoledì dalla Regione hanno sostenuto che il parere positivo dell'11 agosto fosse «scritto e protocollato», anche se qui si parla di una mail, e che due dei quattro esperti (Pietro Cappuccinelli e Francesco Cucca) si fossero dimessi «ben prima del 6 agosto», quando lo stesso Cts aveva dato un parere negativo alle riaperture basandosi però, secondo Solinas, su una «bozza di ordinanza» che conteneva linee guida poi «non applicate». In effetti Vella nella comunicazione farebbe riferimento al solo Sotgiu. Gli inquirenti cagliaritani hanno convocato entrambi per essere sentiti oggi quali testimoni (nell'indagine non ci sono indagati): vogliono capire se il contenuto della mail sia vero e perché si sia arrivati a dare quel parere. Ma questo aspetto non riguarda l'organo politico, che non aveva motivo di dubitare di quelle dichiarazioni. E ha preso una decisione basandosi su un parere tecnico.

 

Andrea Manunza

 

Articolo tratto da L’Unione Sarda del 13.11.2020

 

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Federico Marini

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