L'inchiesta della Procura di Cagliari
sull'origine dell'ordinanza con cui, l'11 agosto, il governatore Christian
Solinas ha autorizzato l'apertura delle discoteche sembra aver tagliato un
primo traguardo. Il parere del comitato tecnico scientifico alla base della
decisione del presidente, sinora non visto né letto da alcuno, è stato recuperato
mercoledì dalla Polizia negli uffici regionali di viale Trento: è la mail con
cui l'immunologo Stefano Vella, componente del Cts, informava i vertici della
Giunta del giudizio favorevole suo e del collega del comitato Giovanni Sotgiu
(così avrebbe scritto) sul via libera ai balli sostenendo fosse quasi
indispensabile. Il documento potrebbe chiudere la vicenda, perché l'ipotesi era che Solinas avesse proceduto con l'ordinanza
nonostante un parere negativo del
Cts. Ma è prematuro.
I due consiglieri regionali.
Prima di decidere se propendere per
l'archiviazione, il pool di magistrati che guida le indagini (il procuratore
aggiunto Paolo de Angelis e i sostituti Daniele Caria, Guido Pani e Maria
Virginia Boi) studierà il contenuto di tutte le carte prelevate dagli uomini
della Squadra mobile, ricostruirà i passaggi burocratici sfociati nell'iniziativa
del governatore e convocherà, oltre ai due componenti del Cts (già oggi), i
consiglieri regionali protagonisti delle dichiarazioni rese a Report, la trasmissione di Rai3 all'origine dell'inchiesta.
Angelo Cocciu, capogruppo di Forza Italia,
davanti alle telecamere ha parlato di «25 telefonate» con richiesta di aiuto ricevute
durante una riunione del Consiglio da parte del suo «elettorato». Locali come
«Billionaire e Phi Beach» avevano firmato «contratti stratosferici», anche da
«500mila euro», con «dj importanti», e in caso di chiusura le «penali»
sarebbero state «altissime». Ma in realtà davanti a una decisione della Regione
questa possibilità non era configurabile.
La politica inoltre sapeva che nell'Isola «i
contagi stavano salendo», però «erano abbastanza contenuti». Allora ecco la richiesta al presidente di «dare qualche giorno in più» alle attività, per le quali
il Governo aveva disposto la
chiusura già dal 7 agosto: «Non si trattava di arrivare sino al 31, perché sapevamo che così avremmo ammazzato
la Sardegna, ma solo pochi giorni. Abbiamo rischiato un po'».
Perché Cocciu ha svelato questi retroscena? Giovanni Satta del Psd'Az, stesso partito del governatore, a sua volta ha detto a Report di aver
ricevuto pressioni «quotidiane dagli imprenditori del
divertimento notturno, dicevano li avremmo rovinati. Mi ha chiamato un socio del Just
Cavalli. Anche la minoranza parlava di colpo mortale per l'economia». Gli inquirenti vogliono capire in cosa consistessero queste
“pressioni”.
L'ammissione del rischio. Il dato più controverso è l'ammissione di Cocciu riguardo la consapevolezza
dell'aumento dei contagi, in quei giorni già in corso (era esploso il focolaio
di Carloforte), e del rischio che il Consiglio si assumeva con le aperture. In
questo caso l'intenzione dei pm cagliaritani è confrontarsi con i colleghi di
Tempio, che indagano sull'osservanza delle misure anti Covid dentro i locali
della movida e sui controlli amministrativi nelle strutture anche alberghiere
della Costa Smeralda, per valutare l'eventuale incidenza di quella decisione sull'incremento
del numero di positivi. Ieri su mandato del procuratore gallurese
Gregorio Capasso i carabinieri sono andati alla Regione per prelevare i
documenti che illustrano le prescrizioni previste dalla Giunta per concedere
l'apertura.
Il comitato scientifico. Infine, c'è il via libera del comitato. Mercoledì dalla Regione hanno sostenuto che il parere positivo dell'11
agosto fosse «scritto e protocollato», anche se qui si parla di una mail, e che
due dei quattro esperti (Pietro Cappuccinelli e Francesco Cucca) si fossero dimessi
«ben prima del 6 agosto», quando lo stesso Cts aveva dato un parere negativo
alle riaperture basandosi però, secondo Solinas, su una «bozza di ordinanza»
che conteneva linee guida poi «non applicate». In effetti Vella nella
comunicazione farebbe riferimento al solo Sotgiu. Gli inquirenti cagliaritani
hanno convocato entrambi per essere sentiti oggi quali testimoni (nell'indagine
non ci sono indagati): vogliono capire se il contenuto della mail
sia vero e perché si
sia arrivati a dare quel parere. Ma questo aspetto non riguarda
l'organo politico, che non aveva motivo di dubitare di quelle dichiarazioni. E ha
preso una decisione basandosi su un parere tecnico.
Andrea Manunza
Articolo tratto da L’Unione Sarda del
13.11.2020
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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