martedì 1 dicembre 2020

La determinazione di Rosa Parks


 

“Rimase seduta a quel posto in nome dei soprusi accumulati giorno dopo giorno e della sconfinata aspirazione delle generazioni future.” Martin Luther King, ricordando il gesto compiuto da Rosa Parks)

 (01 Dicembre 1955) A Montgomery, in Alabama, l’afroamericana Rosa Parks (Tuskegee 1913 - Detroit 2005) si rifiuta di cedere il posto sull'autobus ad un uomo bianco. Rosa è arrestata e condannata per aver violato le leggi di segregazione razziale della città. Il gesto della donna innesca un boicottaggio dei mezzi pubblici che dura ben 381 giorni. La protesta, guidata da Martin Luther King, porta la Corte Suprema ad abolire le discriminazioni sugli autobus. Rosa Parks è considerata la madre del movimento dei diritti civili americani. Nella sua biografia scriverà: "Molti dissero che quel giorno non mi alzai perché ero stanca. Ma non è vero. Ero invece stanca di cedere."

 Negli Stati Uniti (soprattutto negli Stati del sud, quelli che durante la guerra civile avevano fatto parte della Confederazione) la segregazione razziale era un sistema rigido che teneva i neri separati dai bianchi tanto nei luoghi pubblici che sui mezzi di trasporto. Relegava i neri in scuole di livello inferiore, li escludeva da molte occupazioni e prevedeva salari più bassi. Soprattutto ogni stato elaborava stratagemmi legali per impedire ai neri di registrarsi per votare.

 Furono le cosiddette leggi Jim Crow dei singoli stati – emanate tra il 1876 e il 1965 – a creare di fatto la segregazione razziale su tutti i servizi pubblici, istituendo una posizione di “separati ma uguali” per i neri americani e per i membri di alcuni gruppi razziali diversi dai bianchi. Anche nell’esercito venne applicata la segregazione, che fu dichiarata incostituzionale dalla Corte Suprema nel 1954, con la sentenza Brown v. Board of Education. Ma le leggi Jim Crow furono abrogate soltanto dal Civil Rights Act del 1964 e dal Voting Rights Act del 1965.

La segregazione conteneva un paradosso: la legislazione del sud obbligava a mantenere ad uso dei neri una serie di spazi pubblici (chiese, associazioni ricreative) e quindi permetteva agli afroamericani di avere luoghi in cui potersi nascondere e organizzare all’insaputa dei bianchi, senza dover ricorrere a stratagemmi.

 Il 5 dicembre, giorno del processo, in un’affollata assemblea tenuta in una chiesa, fu Martin Luther King a rimarcare la reputazione di buona cittadina di Rosa Parks. Una rispettabilità inattaccabile, quella più compatibile con la definizione della femminilità nel dopoguerra, in cui la maggior parte degli afroamericani tentavano di aderire ai valori della società dominante per ritagliarsi uno spazio personale e professionale anche nel mondo segregato del sud (questa linea politica era allora avversata da Malcom x, che non chiedeva l'integrazione come M.L. King, per aderire a posizioni oltranziste e di contrapposizione violenta allo status quo).

 Sebbene non fosse una leader del movimento per i diritti civili, la figura di Rosa Parks divenne un simbolo importantissimo per gli attivisti e, di conseguenza, fu mal vista dagli ambienti segregazionisti bianchi contrari alla protesta nera. Ricevette numerose minacce di morte e, non riuscendo più a trovare lavoro, decise di trasferirsi a Detroit, nel Michigan, all'inizio degli anni sessanta, dove ricominciò a lavorare come sarta. Successivamente, dal 1965 al 1988, fu assunta come segretaria per il membro del Congresso John Conyers. Nel febbraio del 1987 Parks fondò il Rosa and Raymond Parks Institute for Self Development insieme a Elaine Eason Steele in onore del marito Raymond Parks. Nel 1999 ottenne la Medaglia d'oro del Congresso. Morì a Detroit per cause naturali il 24 ottobre 2005, all'età di 92 anni.

 

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