Cara maestra,
sono certo che neppure quest’anno hai raccontato alle tue alunne/i che il culto
dei defunti, in Sardegna, risale all’epoca nuragica, 3.600 anni fa. Maimone, ad esempio, era una divinità protosarda,
appartenente al culto della pioggia e raffigurata con sembianze demoniache:
nome e fattezze della maschera dei Mamuthones traggono origine da questa
divinità, declassata a demone dall’avvento della Cristianità. In Sardegna, la tradizione del rito dei defunti, secondo
autorevoli studiosi, è riportata su testi già dal 1.100 d.c., su cui è
scritto che nella notte tra ottobre e novembre il mondo dei vivi e quello dei
morti entrano in contatto, notte in cui le anime dei defunti possono tornare
tra noi.
Cara maestra,
i bambini sardi, già in quell’epoca, ma in molte parti dell’isola si fa ancora
oggi, vestiti con indumenti sdruciti, più spesso con una tunica bianca, alcuni
con il cappuccio bianco e una sacca di tela in spalla, con in mano una zucca
intagliata a raffigurare un cranio (sa conc’e mortu) bussano alle porte e quando
sentono chiedere, chi è, rispondono, il termine varia secondo il territorio:
pro su bene de sas animas; is animeddas; su mortu mortu; is panixeddas, su
prugadorio. Allora ricevono dolci tradizionali, melagrane e frutta secca,
qualche moneta e caramelle.
Poi
la notte tra l’uno e il 2 novembre, dopo la cena si lascia la tavola imbandita,
tolti solo coltelli e forchette, per evitare, si dice, che le anime dei defunti
restino impigliate mentre visitano quelle tavole. Un rituale
di origini pagane che si integra con quello Cristiano del 2 novembre dal X
secolo, in cui il gioco dei bambini contiene una forma di rispetto per i
defunti e che gli adulti celebrano visitando le loro tombe.
Halloween,
che ha origini celtiche, per molti aspetti presenta tratti analoghi con la
tradizione sarda, anche se le due culture sembra non
siano mai entrate in contatto, è poi sbarcata oltre oceano intorno al XVI
secolo. Halloween, cara maestra, estraneo persino al Samhain celtico, ha tratti
esoterici, persino satanici, i cui costumi sono più adatti al Sabba delle streghe
che al ricordo dei defunti.
Sotto forma
di carnevale autunnale è arrivata qui da noi da una ventina d’anni, infatti
quasi nessun testo enciclopedico contemplava il termine fino a qualche decennio
fa. So per certo, cara maestra, che queste cose da me succintamente esposte,
alle tue alunne/i non le hai mai raccontate. Lo so perché ieri ti ho vista a
spasso, vestita di nero, issata su un tacco 12, fasciata in una calzamaglia e
gonnellino sexy, e in testa un cappello a falde larghe; per mano tenevi la tua
giustificazione, presumo: la tua bambina vestita da diavoletto.
Cara maestra,
festeggia Halloween se ti piace, ma alla tua bimba e alle alunne/i, racconta
pure che quando in Sardegna, per la ricorrenza dei morti, i bambini uscivano in
strada con le zucche come lanterne, dovevano trascorrere ancora 350 anni prima
che Cristoforo Colombo scoprisse l’America.
Giovanni Maria - Mimmia Fresu
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