lunedì 2 novembre 2020

«Abbiamo un arretrato spaventoso in tutte le sale operatorie dell'Isola»«Non si muore solo di Covid».



Ora sono i medici a lanciare l'allarme, spiegando che «la situazione è drammatica», l'impatto della pandemia sul funzionamento del sistema sanitario è stato devastante. «Da metà marzo a metà ottobre in Sardegna le Chirurgie di tutti gli ospedali pubblici non hanno fatto oltre 3.700 interventi, il 40% circa delle operazioni sono saltate», spiega Gianluigi Luridiana, consigliere nazionale dell'Acoi - l'Associazione chirurghi ospedalieri – chirurgo all'Oncologico di Cagliari, in Senologia. «Abbiamo fatto un sondaggio, sia a livello nazionale che regionale, sono emersi dati sconvolgenti, e la situazione sta di nuovo peggiorando».

Cosa dice l'analisi? «Che c'è stato un calo complessivo nei reparti di chirurgia generale, e anche la chirurgia oncologica, che formalmente non è stata mai interrotta, di fatto è stata sconvolta, con un allungamento dei tempi d'attesa. Ci sono pazienti col tumore alla mammella accertato che devono aspettare due mesi per l'operazione».

 Cosa comporta tutto questo sulle patologie meno gravi?«Prendiamo ad esempio la colecistectomia, che ora di fatto nell'Isola praticamente non si fa a meno che non ci sia un'infezione in atto: se non trattata potrà diventare una pancreatite, si complicherà, richiederà interventi più invasivi, aumenteranno i rischi per gli esiti».

Il quadro è spaventoso in tutta Italia.«Sì, ma noi abbiamo avuto una prima ondata abbastanza soft, non avremmo dovuto fermare tutto, non avevamo gli ospedali pieni di malati Covid. Invece per tre mesi si sono operate solo le urgenze e i tumori. Poi siamo riusciti a ripartire un minimo, non siamo mai tornati alla normalità, e adesso stiamo di nuovo rallentando o chiudendo».

 Qual è il problema maggiore?«Mancano anestesisti, lo stiamo denunciando da dieci anni e non si è fatto nulla. In più, nella prima fase molti sono stati dirottati versole terapie intensive Covid, e sta succedendo di nuovo. Il SantissimaTrinità ha l'attività chirurgica bloccata, all'Aou di Sassari hannotolto specializzandi e li hanno mandati nei reparti Covid. Anche per ichirurghi stesso discorso. Al Marino non c'è più Chirurgia, il repartosta ospitando Ortopedia, che è stato spostato dal Santissima Trinitàper recuperare altri posti letto Covid».

 Cos'altro? «La gente si stava riavvicinando pian piano agli ospedali, adesso temiamo un'altra la fuga. Da poco mi ha chiamato il medico di base di un paese, aveva tre pazienti col tumore al seno a casa da febbraio che non volevano venire da noi: avevano più paura del Covid che del cancro».

 Anche i medici hanno paura? «Bé, ci sono quelli con patologie pregresse che non si vogliono esporre. Alcuni sono andati a lavorare nel privato. Molti si sono ammalati, ci sono reparti decimati, con operatori positivi e in isolamento, uno dei due medici morti in Sardegna di Covid, il professor Marco Spissu, era un chirurgo che si è infettato durante un'operazione».

 Cosa si può fare?«Bisogna tenere una netta separazione tra ospedali Covid e non Covid, creare zone sicure, mantenere tutta la diagnostica territoriale. Bisogna preservare in ogni modo gli hub chirurgici, anche con il personale, che non può essere portato via per incrementare l'organico Covid. Al Brotzu, all'Aou di Cagliari, a Nuoro, all'Aou di Sassari i motori delle Chirurgie bisogna tenerli accesi».

 

Cristina Cossu

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Federico Marini
marini.federico70@gmail.com
skype: federico1970ca
 
Articolo tratto da “L’Unione sarda” del 02.11.2020

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