venerdì 12 febbraio 2021

Su Rousseau vincono i sì: i Cinque Stelle sosterranno il Governo Draghi, ma Di Battista abbandona.


 

Il governo Draghi è più vicino. Sulla piattaforma Rousseau vince il sì: il 59,3% dei militanti 5S appoggia la linea dei vertici del Movimento a favore del nuovo esecutivo. Ora sono tutti «vincolati» a rispettare l'esito della consultazione, avverte Vito Crimi. Ma la votazione online certifica la spaccatura all'interno dei cinquestelle e la prima prova sarà il voto di fiducia in Parlamento la prossima settimana. Fuori dalle Aule parlamentari c'è però già l'addio di Alessandro Di Battista: «non posso digerire la votazione, mi faccio da parte», dice postando un video su Fb. Da queste fibrillazioni l'esecutivo dell'ex presidente Bce è comunque al riparo: qualsiasi scelta la fronda 5s dovesse fare (che sia l'astensione o anche il voto contrario), alle Camere conta su una maggioranza molto ampia e dunque è destinato a nascere su numeri solidi.

 I tempi per la formazione del governo non sono ancora definiti: Mario Draghi salirà al Colle per sciogliere la riserva entro il fine settimana, quando avrà pronta la lista dei ministri. A quel punto si terrà la cerimonia del giuramento e poi il voto nelle Aule di Camera e Senato non prima di «martedì», è il pronostico del capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci. Chiuse le consultazioni e incassato l'ok della base 5S, è sulla squadra di governo che il futuro premier è impegnato. Non intende trattare nome su nome e gli unici suggerimenti che è pronto ad ascoltare sarebbero quelli del Quirinale.

 Che però in Consiglio dei ministri non siederanno solo tecnici è ormai una certezza. Il Pd dice di volerne rispettare le prerogative ma chiede anche «una squadra autorevole, formata nel rispetto del pluralismo politico e che rispetti la differenza di genere». Il sostegno dei Dem a Draghi viene confermato ancora una volta in Direzione, dove Nicola Zingaretti esprime anche molte preoccupazioni. Vede alzarsi una «generale marea antipolitica» che punta a «delegittimare il Pd» e a «destabilizzare» l'intero sistema politico. Digerire la presenza della Lega nello stesso governo per il Nazareno non è cosa di poco conto ed è agli atti.

 Dall'europeismo ai toni più pacati sui migranti, l'auspicio è che le nuove posizioni di Matteo Salvini non siano solo «capriole verbali». Guarda poi in casa Zingaretti e ribadisce che parlare ora di congresso è «da marziani» ma propone di convocare entro febbraio l'Assemblea nazionale. Tra le prossime sfide infatti ci sono anche le amministrative e occorre prepararsi puntando a rinsaldare l'alleanza con 5s e LeU per battere le destre. Sono però ancora una volta i 5s a essere stati al centro della scena politica.

 «Aspettando Rousseau», twitta al mattino Beppe Grillo pubblicando un fotomontaggio che ritrae Draghi in bilico su un cornicione mentre Mattarella guarda alla finestra. Un messaggio per sottolineare l'importanza della votazione sulla piattaforma online e anche del ruolo del M5S nel governo. In molti puntavano su un risultato simile a quello che poi i numeri hanno confermato: una vittoria dei sì larga ma non larghissima, prova ulteriore dell'esistenza nel Movimento di una minoranza consistente. Più robusta fra gli iscritti di quanto non sia fra i parlamentari.

 E c'è chi come la Lega approfitta per sottolineare come di fronte a una divisione così profonda il proprio ruolo e quello di Forza Italia «sia ancora più importante». I vertici 5s ringraziano per il senso di responsabilità i militanti e invitano a guardare avanti per «scrivere» il futuro con il Recovery plan. Grazie al quale la spinta al Pil potrà arrivare nei prossimi anni fino al 3,5%, assicura Paolo Gentiloni. Ed ecco perché contano ancora più del solito «l'esperienza, le idee e le capacità del presidente del Consiglio incaricato» in cui il commissario Ue dice di avere «piena fiducia».

 

di Chiara Scalise

 

Articolo Nuova Sardegna del 12 Febbraio 2021

 

Federico Marini

marini.federico70@gmail.com

skype: federico1970ca

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