venerdì 19 febbraio 2021

Blindato il Recovery: supertecnici al lavoro per gestire i fondi Ue


 

Una marcia ancor più decisa verso l'economia green, dalle rinnovabili all'idrogeno. Impulso allo sviluppo delle reti, dall'alta velocità al 5G. E un rafforzamento della «grande mole» di lavoro fatto fin qui, focalizzando le priorità e selezionando i progetti non solo in base alla loro fattibilità nei prossimi sei anni ma anche in base ai posti di lavoro che sapranno creare. Già da quest'anno. E regia unica al Mef di Daniele Franco, con l'aiuto dei ministeri interessati, anzitutto i supertecnici Roberto Cingolani e Vittorio Colao.

 Si chiariscono i contorni del Recovery Plan di Mario Draghi, che chiama i tecnici a finire il lavoro iniziato dal governo Conte. L'obiettivo è fare in fretta, incassare il parere del Parlamento, avere un nuovo testo entro metà marzo e riprendere la negoziazione con l'Ue per consegnare il piano ufficiale ad aprile.

 Sforzo straordinario. L'Italia per ora «non è l'ultima della fila», rassicura il commissario Paolo Gentiloni, ma ora bisogna correre perché «si è perso tempo con l'ultima crisi» e servirà uno sforzo «straordinario» per rendere il piano italiano appieno compatibile con le indicazioni europee. La Commissione chiede cronoprogramma e riforme, e Draghi assicura che proprio su visione strategica e riforme chiave - fisco, giustizia e pubblica amministrazione - si concentrerà il lavoro delle prossime settimane.

 «Fondamentale» per arrivare alla versione definitiva del piano, dice il premier, saranno «gli orientamenti del Parlamento» che Draghi si aspetta «nei prossimi giorni»: tra i senatori serpeggia però qualche perplessità proprio sul ruolo effettivo che sarà dato alle Camere, visto il passaggio del discorso del premier sul Parlamento che sarà «costantemente informato». «Sarebbe poco auspicabile che la bozza definitiva non passi al vaglio del Parlamento», dice esplicitamente Dario Stefano, presidente della commissione Politiche Ue di Palazzo Madama che avvierà solo la prossima settimana le audizioni sulla vecchia proposta.

 Il ruolo del Parlamento. L'esame si era fermato proprio in attesa di indicazioni dal nuovo governo. E ora, vista l'intenzione di «intervenire sull'impianto della bozza», forse meglio sarebbe dare un parere sul nuovo documento. In Aula al Senato, nel corso del dibattito sulla fiducia, veloci contatti avrebbero portato all'accordo di sentirsi entro il weekend per capire come procedere. Intanto ci sarà da scrivere la struttura della governance, rendendo concreto l'incardinamento al Mef citato da Draghi.

 Un'ipotesi sarebbe inserire le norme necessarie nel decreto che si sta predisponendo per attribuire le deleghe al nuovo ministero della Transizione ecologica e per dare il “portafoglio” al Turismo. Ma, si ragiona in ambienti di maggioranza, si potrebbe anche optare per un riassetto del Mef con la creazione di un nuovo dipartimento per il Recovery.

 Di sicuro andranno anche chiarite le regole di ingaggio per accelerare la realizzazione dei progetti e assicurare che le risorse impegnate vengano effettivamente spese. Le quote di prestiti, avvisa il neo premier, andranno modulate in base agli obiettivi di finanza pubblica. Il ruolo dello Stato dovrà essere «valutato con attenzione» e bisognerà spingere sul ruolo dei privati per massimizzare l'effetto leva degli investimenti pubblici.

 


Articolo “Unione Sarda” del 18.02.2021

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Federico Marini

marini.federico70@gmail.com

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