giovedì 4 febbraio 2021

«Barracciu non ha giustificato le spese»



I fondi ai gruppi in Consiglio regionale avevano «un vincolo specifico»: servivano a sostenere solo le «spese» ben individuate «dalle normative regionali e anche dalla legislazione nazionale». In Sardegna non c'era l'obbligo «di allegare al rendiconto» il dettaglio del singolo esborso: ma questo «non implicava» non si dovesse «comunque giustificare» l'uso di quel denaro pubblico, 2.500 euro al mese per 5 anni da destinare a finalità istituzionali. Non c'era «la piena discrezionalità nell'utilizzo dei contributi».

 È uno dei passaggi con cui la Cassazione spiega perché a ottobre ha rinviato in Corte d'appello la sentenza di condanna per peculato inflitta all'ex europarlamentare del Pd Francesca Barracciu (3 anni, 3 mesi e 20 giorni) solo per il ricalcolo della pena (sono prescritte le spese illecite sino a tutto il 2007) confermando la colpevolezza dell'ex consigliera regionale (alla quale la Procura di Cagliari contestava spese illecite, perché non giustificate, per oltre 77 mila euro tra il 2004 e il 2008).

 Poi la Corte suprema nega si sia in presenza della «non consentita inversione della prova» (non il pm che deve dimostrare la responsabilità, come previsto, ma la difesa che non riesce a dimostrare l'innocenza): l'accertamento del reato deriva «anche da elementi indiziari» e in questo caso Barracciu ha avuto «l'erogazione periodica di mille euro» per oltre 77mila «con bonifici privi di causale sulle finalità istituzionali»; i soldi entravano direttamente sul suo «conto corrente privato, dove si confondevano con le risorse personali»; non è stato rispettato «l'esistente e specifico obbligo di rendiconto», dunque mancano «le giustificazioni».

 

Articolo Nuova Sardegna del 04.02.2021 
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Federico Marini
skype: federico1970ca

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