giovedì 25 febbraio 2021

Meno abitanti e più vecchi l'isola cresce solo nelle coste


 


Sardegna invecchia, cresce nella grandi città e intorno alle coste. Le donne sono più numerose degli uomini e l'età media è di quasi 47 anni, un anno e mezzo più della media nazionale. In aumento il numero degli occupati, ma le donne hanno meno chance degli uomini. Migliora il livello di istruzione, ma l'isola registra ancora un numero di laureati troppo basso. È questa la fotografia della Sardegna che emerge dalle prime rilevazioni Istat del Censimento permanente della popolazioni, con riferimento agli anni 2018 e 2019. Dati che sono stati messi a confronto col 2011, l'ultimo censimento decennale a rilevazione diretta.

 

Popolazione. Il primo dato, negativo, che balza agli occhi è quello demografico. Il 31 dicembre 2019 in Sardegna vivevano 1.611.621 persone. Oltre 10mila in meno rispetto all'anno precedente e più di 27mila in meno rispetto al 2011. Eppure tra il 1951 e il 1981 la Sardegna aveva visto aumentare la popolazione di 300mila unità. Nei trent'anni successivi la crescita era stata più contenuta, ma sempre accompagnata dal segno più.

 

In questi ultimi otto anni, invece, si registra una inversione di tendenza, a differenza della sostanziale stazionarietà della popolazione italiana, comunque in positivo. I cali maggiori si registrano nelle province di Oristano e Sud Sardegna (meno 6,3 per cento) e Nuoro (meno 5,9), mentre Sassari e Cagliari vedono un leggere incremento.

 

Comuni. Tra il 1951 e il 2019, però, ci sono stati 29 Comuni che hanno visto triplicare i loro abitanti. La maggior parte si trovano nell'hinterland di Cagliari - tra cui Sestu e Selargius – e intorno a Olbia (che è compresa nell'elenco) ma ci sono anche Castelsardo, Stintino, Tortolì, Siniscola, Cardedu, Girasole e Palmas Arborea. Sono invece 60 i Comuni che a ogni censimento registrano un calo di popolazione. Quasi tutti sono concentrati nelle zone interne delle province di Sassari, Oristano e Sud Sardegna. Genere. Di poco, ma le sarde sono più numerose dei sardi. A fine 2019 le donne erano il 50,9 per cento, oltre 28mila in più degli uomini. In Sardegna ogni 100 donne ci sono 97 uomini. Più che in passato però, visto che nel 2011 il rapporto era 95,6 a 100.

 

La Città metropolitana di Cagliari è la provincia in cui la differenza è più ampia (93,9 uomini ogni 100 donne), mentre il Sud Sardegna è quella in cui il divario si riduce (98,5 a 100). In 125 comuni, però, gli uomini sono maggioritari: a Villanovaforru la percentuale è del 125,4 per cento, a Siris del 122. Al contrario, a Sennariolo il rapporto è 78 su 100, a Soddì (80,3), a Flussio (83,1).

 

Età. La Sardegna è tra le regioni più longeve: il 43,5 dei sardi ha meno di 45 anni, mentre a livello nazionale è il 46,5. Il 24,4 ne ha più di 64, mentre in Italia la percentuale è del 23,2. Nel complesso rispetto al 2011 ci sono in meno 21mila bambini, 9mila under 19, 31mila under 30. Al contrario crescono di quasi il 20 per cento gli over 64 (in Italia l'aumento è sotto il 12 per cento) e del 42 per cento gli ultra85enni, 12 punti in percentuale in più della media nazionale. L'età media dal 43,7 del 2011 sale al 46,8 del 2019 (a livello nazionale è del 45,2). Le province di Cagliari e Sassari sono le più giovani. Tra i Comuni a Girasole la media di età è di 41,4 anni, mentre Semestene è il paese più vecchio con un'età media di 58,5 anni. Il maggior aumento di residenti italiani lo ha registrato Uta (più 10,8), mentre Arzachena è il Comune con il maggior incremento della popolazione (più 17,5 in nove anni).

 

Stranieri. Il numero degli stranieri cresce ma non basta a colmare la riduzione della popolazione. Rispetto al 2011 gli stranieri sono aumentati del 6,9. Oggi gli stranieri sono il 3,2 per cento della popolazione sarda. In provincia di Sassari il 4,6. Il Comune in cui l'incidenza risulta più alta è Santa Teresa (13,8 per cento), seguita da Palau (11,7) e Osidda (11,4). Tra i primi 10 Comuni con più stranieri cinque sono nella Gallura costiera, tra cui la stessa Olbia con il 9,2 per cento della popolazione non italiana. La metà proviene dall'Europa, il 29,2 dall'Africa, il 17,6 dall'Asia e solo 4,9 dall'America. Tra europei e americani prevalgono le donne. La comunità più numerosa è quella romena (25,4), seguita da quella senegalese (8,6 contro il 2,1 della media nazionale) e marocchina (8,2).

 

Istruzione. Il 30,3 per cento della popolazione ha un diploma di scuola secondaria di secondo grado o di qualifica professionale. Il 16,4 la licenza elementare e il 35,7 la licenza di scuola media. Rispetto al 2011 è quasi dimezzata la presenza di analfabeti (oggi sono solo lo 0,7) e sono diminuiti i cittadini privi di titolo di studio (4,7 per cento). In aumento anche i sardi con una laurea: dal 10 al 12,2 per cento.

 

Lavoro. La forza lavoro in Sardegna è pari a 731 mila unità, 12 mila in più rispetto al 2011 (più 1,7 per cento). L'incremento è dovuto principalmente alla crescita delle persone in cerca di occupazione. Aumentano lievemente anche gli occupati nel complesso (più 0,3), grazie al contributo della componente femminile (più 5,7). Ma lo stesso mercato del lavoro «presenta un forte squilibro di genere», rileva l'Istat. Il tasso di attività degli uomini (59,3 per cento) supera di oltre 16 punti quello delle donne. Il tasso di occupazione maschile è al 47,7 per cento, oltre 13 punti più elevato di quello femminile. Il tasso di disoccupazione resta molto alto, 19,8 per cento, rispetto al 13,1 in Italia, ed è pari al 19,4 per gli uomini e al 20,3 per le donne. Il comune con il tasso di occupazione più elevato è Arborea (49,9 per cento), seguito da Sestu (49,6), Olbia (47,4), Villaspeciosa (47,4) e Villasimius (47,3).

 

 

Articolo “La nuova Sardegna” del 25.02.2021

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Federico Marini

marini.federico70@gmail.com

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