Pensa
che, pur essendo io un’ insegnante, in due anni, non mi
ero ancora accorta che Andrea Biancareddu fosse l’assessore regionale
alla pubblica istruzione. Cioè, non è che non lo sapessi, lo sapevo in realtà,
ma il fatto è che non mi risultava una parola, un intervento, un pensiero
significativo di Biancareddu che avesse a che fare con la scuola.
La
scuola capito, il mio mondo che, in teoria, in questo momento dovrebbe essere
anche il suo. Dev’essere persona molto discreta,
l’assessore. Fa proprio come se non ci fosse. Poi, finalmente, oggi ho appreso
che ha scritto una lettera aperta agli studenti, ai dirigenti, alle famiglie e
agli insegnanti. Quindi in fondo anche a me.
“Caspita”
ho detto. Allora esiste! Poi ho letto la lettera
che suona più o meno cosi: “Sono particolarmente felice che la scuola riapra le
sue porte” “Spero che questo sia l'ultimo lockdown” “Siamo tutti pronti per
ricominciare, anche se il virus è sullo sfondo di ogni pensiero, di ogni
abitudine, di molte paure nascoste.
Però!
Tutte cose fondamentali proprio. Allora assessore, a parte che le nostre paure
non sono affatto nascoste e che molti di noi sono pienamente consapevoli del
livello di sicurezza delle scuole sul quale molto ci sarebbe da dire e da
discutere. Però almeno una cosa gliela vorrei dire. Tenga presente che le
competenze di un assessore regionale dovrebbero andare almeno qualche
centimetro più in là della speranza, la felicità e le nostre eventuali paure. C'e molto da fare per la scuola in Sardegna ma non si vede
niente. Quando ad esserci o non esserci, si ottiene lo stesso risultato.
Lucia
Chessa
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