lunedì 1 febbraio 2021

La strana riservatezza dell’assessore Biancareddu. Di Lucia Chessa.

 

Pensa che, pur essendo io un’ insegnante, in due anni, non mi ero ancora accorta che Andrea Biancareddu fosse l’assessore regionale alla pubblica istruzione. Cioè, non è che non lo sapessi, lo sapevo in realtà, ma il fatto è che non mi risultava una parola, un intervento, un pensiero significativo di Biancareddu che avesse a che fare con la scuola.

 La scuola capito, il mio mondo che, in teoria, in questo momento dovrebbe essere anche il suo. Dev’essere persona molto discreta, l’assessore. Fa proprio come se non ci fosse. Poi, finalmente, oggi ho appreso che ha scritto una lettera aperta agli studenti, ai dirigenti, alle famiglie e agli insegnanti. Quindi in fondo anche a me.

 “Caspita” ho detto. Allora esiste! Poi ho letto la lettera che suona più o meno cosi: “Sono particolarmente felice che la scuola riapra le sue porte” “Spero che questo sia l'ultimo lockdown” “Siamo tutti pronti per ricominciare, anche se il virus è sullo sfondo di ogni pensiero, di ogni abitudine, di molte paure nascoste.

 Però! Tutte cose fondamentali proprio. Allora assessore, a parte che le nostre paure non sono affatto nascoste e che molti di noi sono pienamente consapevoli del livello di sicurezza delle scuole sul quale molto ci sarebbe da dire e da discutere. Però almeno una cosa gliela vorrei dire. Tenga presente che le competenze di un assessore regionale dovrebbero andare almeno qualche centimetro più in là della speranza, la felicità e le nostre eventuali paure. C'e molto da fare per la scuola in Sardegna ma non si vede niente. Quando ad esserci o non esserci, si ottiene lo stesso risultato.

 

Lucia Chessa


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