giovedì 14 gennaio 2021

«Il re è nudo, usciamo dal Governo» Renzi spegne il Conte II: crisi al buio


 


Finisce il governo Conte bis. Non basta l'apertura di Giuseppe Conte a un «patto di legislatura»: Matteo Renzi annuncia (via mail) le dimissioni delle ministre di Italia Viva. Si apre una crisi di Governo ancora da formalizzare ma dagli sbocchi ignoti. E si apre in modo inatteso, quando sembravano esserci tutte le condizioni per siglare la pace.

 «Ora è a rischio tutto, è una scelta incomprensibile», dice Nicola Zingaretti attaccando Renzi. I Cinque stelle, con Alfonso Bonafede, si stringono al premier. A sera, in un clima surreale, si riunisce un Consiglio dei ministri per il nuovo decreto Covid e per prorogare lo stato d'emergenza fino al 30 aprile. All'ora di pranzo, ricevendo Conte, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva chiesto di più: uscire velocemente dall'incertezza politica, per affrontare al meglio la pandemia.

 La schiarita ingannevole. «Ho provato fino all'ultimo minuto utile a evitare questo scenario, e voi siete testimoni degli sforzi fatti in ogni sede, ad ogni livello di confronto», ha commentato il premier. «Ancora due giorni fa e oggi (ieri, ndr) ho ribadito che avevo preparato un lista di priorità per un confronto da fare non appena approvato il Recovery, le misure anticovid, la proroga dello stato di emergenza, domani (oggi, ndr) lo scostamento di bilancio. Ma purtroppo Italia Viva si è assunta la grave responsabilità di aprire una crisi di Governo annunciandomi il ritiro delle ministre con una mail», ha aggiunto Conte.

 «Sono sinceramente rammaricato per il notevole danno che si sta producendo per il nostro Paese per una crisi di governo nel pieno di una pandemia e di una prova durissima che il Paese sta attraversando». Poi ha aggiunto: «Non ci siamo mai sottratti a un tavolo di confronto anche se oggettivamente diventa complicato un confronto quando il terreno è disseminato continuamente di mine difficilmente superabili».

 La giornata. L'emergenza è anche politica. Luigi Di Maio, Nicola Zingaretti e tutto il Pd si spendono per l'ultima mediazione. Nonostante lo strappo delle ministre renziane in Cdm sul Recovery fund, chiedono a Conte di  accettare di fare anche lui, come tutti, «un passo indietro» (copyright Di Maio), per un patto di legislatura che «si può fare» (Zingaretti).

 I contatti telefonici sono frenetici. Renzi e Conte non si sentono ma i pontieri lavorano. E all'ora di pranzo il premier va a informare Mattarella. Esce dal Colle sorridente, si concede due passi in via del Corso, poi dice alle tv di essere pronto a lavorare «fino all'ultimo minuto» per «rafforzare la maggioranza».

 L'offerta respinta. L'offerta a Renzi è scrivere in tempo breve il patto di legislatura. Il non detto è il possibile rimpasto. Ma c'è di più: Conte afferma che si può andare avanti «solo con il sostegno di tutta la maggioranza». È una risposta a Renzi, che lo accusa di voler sostituire Iv con un gruppo di responsabili. Ma non basta. Renzi stacca la spina. «Il re è nudo, la democrazia ha le sue forme che sono sostanza. Non si può risolvere un problema politico con una diretta su Facebook», commenta Renzi in conferenza stampa. I renziani si aspettavano che il premier accettasse un Conte ter in piena discontinuità, e continuano a rivendicare il Mes e il trasferimento della delega ai Servizi: Conte non può avere «pieni poteri».

Articolo Nuova Sardegna del 14.01.2021

 

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Federico Marini

marini.federico70@gmail.com

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