Conte pronto alla fiducia in Aula Pd e
M5S: «Con Iv mai più dialogo» La sfida tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi arriva
in Parlamento. Il premier dopo essere salito al Colle annuncia di essere pronto
a quel «chiarimento» di fronte a Camera e Senato chiesto più volte dal presidente
della Repubblica e invocato ora anche dai partiti. I tempi, che il presidente
del Consiglio avrebbe voluto inizialmente più lunghi, si accorciano: lunedì si
andrà alla conta dopo lo strappo del leader di Iv e le dimissioni delle due
ministre. Deputati e senatori voteranno sulle comunicazioni del premier ed è in
questa occasione che usciranno allo scoperto i responsabili.
Tutte le tappe. Si
tratterà a tutti gli effetti di un voto di fiducia su un nuovo programma, come
emerge chiaramente dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio e dunque l'occasione per verificare l'esistenza di una nuova maggioranza. Vinto questo primo round, poi Conte dovrà mettere mano alla squadra di
governo scegliendo a chi affidare almeno il ministero dell'Agricoltura.
La scelta di prenderne l'interim, messa agli
atti durante l'incontro con il Capo dello Stato, non può che essere temporanea.
Ragionamento diverso quello legato al ministero della Famiglia, che nei fatti è
una delega; idem per il posto da sottosegretario agli Esteri, rimasto libero
dopo le dimissioni di Ivan Scalfarotto. La prima
giornata della crisi parte nel segno dell'incertezza: il Pd, ragionano i Dem, non può andare dietro ai rumor di eventuali
sostegni alla maggioranza se non si appalesano. Il Nazareno vede dunque
avvicinarsi il rischio di elezioni a giugno.
Le strade divise.
Su un punto però Zingaretti è netto e lo
dice durante l'ufficio politico del partito convocato a ora di pranzo: Renzi è
inaffidabile, ora e anche in futuro ,«in qualsiasi
scenario», la porta del dialogo con Iv è chiusa. Tanto più che la crisi è già costata
«7,6 milioni», accusa il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. Altrettanto
netta l'indisponibilità a ogni tipo di «collaborazione con la destra». Parole
simili anche da Luigi Di Maio («da Renzi gesto
irresponsabile, le nostre
strade sono ora divise») ma il ministro degli Esteri per primo fa
un appello ai «costruttori» che ambiscono a «riscattare» l'Italia.
Caccia ai responsabili. A Palazzo Madama si continuano a fare i conti: servono almeno undici senatori.
Passano le ore e qualcosa si muove: il capodelegazione Dem Dario Franceschini
sdogana la caccia ai responsabili aggiungendo che l'importante è «farla alla
luce del sole». Le maggioranze «in un sistema non più bipolare si cercano e si
costruiscono in Parlamento».
I nuovi responsabili potrebbero aggregarsi
intorno al Maie, il Movimento per gli italiani all'estero che già è nel campo
della maggioranza, e intorno ai socialisti. «Chi
ha maggiori responsabilità - dicono il segretario del Psi Enzo Maraio e il senatore Riccardo Nencini - è chiamato ad esercitarle. Noi
siamo tra i costruttori». E proprio Nencini è colui che ha consentito a Italia Viva di costituirsi come gruppo autonomo in Senato: per i
regolamenti infatti occorre avere a disposizione un simbolo depositato alle elezioni precedenti. E dunque Iv potrebbe ora essere sfrattata
dal Psi ed essere costretta a trovare riparo al Misto.
Il discorso da preparare. Da qui a lunedì, il premier Conte camminerà
sui carboni ardenti. Il discorso da fare in Parlamento sarà
preparato nel weekend e a Palazzo Chigi già si studiano concetti, citazioni,
«non detti» da inserire in un intervento cruciale per l'intera legislatura. Intanto, nella prima giornata
dopo lo schiaffo di Renzi il presidente del Consiglio si è mostrato tranquillo, impegnato sui dossier
più concreti. Ha sentito il direttore della Fao e il
premier britannico Boris Johnson e cominciato a preparare il G20, di cui
l'Italia quest'anno sarà presidente.
Fattore, quest'ultimo, che ha alimentato
ulteriormente l'irritazione di Palazzo Chigi per lo strappo di Conte. Uno
strappo, sottolinea chi frequenta con assiduità le stanze del Governo, che rischia
di avere contraccolpi sensibili sulla credibilità dell'Italia in un'Europa che resta
vigile sull'utilizzo del Recovery Fund.
Articolo Unione Sarda del 14.01.2021
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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