Gli premesse del movimento sono
da ricollegarsi al clima di violenza e sopraffazione imposto a Cuba da Batista
dopo il colpo di stato che lo aveva riportato al potere nel 1952. Ritenuta impossibile
ogni forma di contestazione legale, il 26 luglio 1953 un gruppo d'insorti comandato
dal progressista Fidel Castro assalta la caserma Moncada di
Santiago di Cuba con l' intento di dare il
via alla ribellione contro il regime di Batista.
L’impresa tuttavia fallì e
Fidel Castro riparò in Messico dove, insieme al fratello Raul e all'argentino
Ernesto Guevara , diede vita a un nucleo di
combattenti rivoluzionari (Movimiento
26 de Julio) con l'obiettivo di esautorare
Bastista e mettere così fine al suo regime, per altro strettamente legato agli
Stati Uniti, che proprio a Cuba avevano numerose imprese, legali e non (soprattutto
il turismo e i Casinò erano nelle mani della mafia americana, che avevano
stretto una ferrea alleanza con il dittatore.)
Agli Stati Uniti stava bene
così, perché il ruolo dei politici era quello di proteggere i loro interessi, permettendo l’arricchimento delle
numerose imprese nordamericane. Il regime imposto da Batista determinò un malcontento
diffuso, sia per la corruzione dei governanti che per la violenza della
polizia. Il governo era del tutto disinteressato alle necessità della
popolazione che chiedeva istruzione, sanità, case e un certo grado di giustizia
sociale. L’economia cubana era nelle mani di imprenditori statunitensi che
possedevano enormi latifondi e piantagioni di canna da zucchero. Lo zucchero creò
sfruttatori e sfruttati, schiavi e padroni, proprietari e massari. Il tabacco era la ricchezza della
classe borghese, ma era nelle mani di grandi proprietari che venivano dagli
Stati Uniti oppure di ricchi cubani.
Il 2 dicembre 1956,
con un gruppo di ottanta uomini trasportati dal piccolo yacht Granma , Fidel Castro sbarcò clandestinamente nella provincia
cubana di Oriente, dove organizzò la base
guerrigliera sulla Sierra Maestra. La Sierra era stata scelta come luogo
strategico ideale per la riuscita della rivoluzione. L’obbiettivo era quello di
condurre una classica guerriglia, dove i nemici sarebbero stati colpiti con
azioni fulminee e atti di sabotaggio. Fidel Castro e gli altri leader sapevano
bene che tra la popolazione cubana persisteva un profondo malcontento, dettato
dalle misere condizioni in cui versava la popolazione. Dunque Fidel contava sul
fatto che, nel corso del tempo, numerosi cubani avrebbero aderito alla lotta.
Infatti così avvenne.
Il 7 novembre Fidel
Castro abbandonò la Sierra per lanciare la campagna finale contro l’esercito
di Batista: in poco più di un mese i guerriglieri
s’impossessarono di diverse città iniziando l' accerchiamento di Santiago e
aprendosi la strada verso L'Avana. Incalzato dagli eventi, il 1° gennaio 1959
Batista rassegnò le dimissioni, abbandonando per sempre Cuba, e il giorno seguente le prime colonne di
guerriglieri entrarono nella capitale.
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