lunedì 4 gennaio 2021

04 Gennaio 1947: la mafia uccide il sindacalista Accursio Miraglia


 

(04 Gennaio1947) 74 anni fa il segretario della Camera del lavoro di Sciacca, Accursio Miraglia, viene assassinato dalla mafia poco distante dalla porta della sua abitazione. Il sindacalista entra nel mirino del braccio armato dei grandi latifondisti, perché lottava per assegnare ai poveri contadini le terre incolte, e scorporare così le grandi proprietà terriere.

 Miraglia fu un forte sostenitore del Comitato di Liberazione di Sciacca assieme ad un grande uomo saccense, il futuro senatore della Repubblica Pippo Molinari, creando con lui i comitati d'intesa democratica. È in questo periodo che Miraglia cominciava a diventare parte attiva della vita politica sia provinciale che locale, infatti partecipò alla costruzione del Pci e ne fu dirigente.

 Egli riuscì a creare e a dirigere la prima Camera del Lavoro siciliana, nata appunto a Sciacca. Organizzata affinché potesse esprimere al massimo lo spirito comunitario e i diritti dei lavoratori, la Camera del Lavoro saccense fu un esempio, così come lo era stato il Comitato Antifascista di Sambuca di Sicilia, per i nascenti sindacati e sindacalisti che purtroppo avranno un futuro pieno di lacrime e ingiustizie. Uomini come Miraglia e Domenico Cuffaro (presidente del Comitato Antifascista di Sambuca e futuro dirigente della Camera del Lavoro saccense) crearono i presupposti del risveglio del popolo siciliano, e le loro lotte ebbero eco in tutta la provincia se non oltre.

 Non approfittò mai della sua posizione, il suo ultimo incarico fu quello di presidente dell'ospedale di Sciacca e anche lì seppe agire in maniera insindacabile, diventando un esempio di diligenza ed onestà. I medici, le suore e gli infermieri, la sera del suo assassinio, ricambiarono l'affetto permettendo alle sue spoglie di rimanere intatte per quattro giorni. Le veglie funebri furono due, una organizzata presso l'ospedale, l'altra presso la sede della Camera del lavoro.

 Alla base del monumento dedicatogli dal popolo di Sciacca, ideato dal noto pittore e scultore Filippo Prestia, vi è una scritta di Miraglia che richiama il valore della fratellanza che tanti nella società odierna non considerano attuabile, poiché non rappresenta più un ideale raggiungibile in una società dominata dall'individualismo. La frase, riportata in un lavoro del nipote di Miraglia, dice: «Io non impreco e non chiedo alcuna punizione. Io che ho tanto amato la vita, chiedo ad essa di vedere pentiti coloro che ci hanno fatto del male».

Ecco anche il suo ultimo importante monito che diede all'ultimo comizio che tenne a Sciacca:

«La forza dell'uomo civile è la legge, la forza del bruto e del mafioso è la violenza fisica e morale. Noi, malgrado quello che si sente dire di alcuni magistrati, abbiamo ancora fiducia nella sola legge degli uomini civili, che alla fine trionfa nello spirito dell'uomo che è capace di sentirne il “Bene”. Temiamo, invece la violenza perché offende la nostra maniera di vedere e concepire le cose. Lungi dalla perfezione e dall'infallibilità, siamo però in buona fede, e non cerchiamo altro che la possibilità di ripresa della nostra gente e in altre parole di dare il nostro piccolo contributo all'emancipazione e alla dignità dell'uomo. È solo questo il filo conduttore che ci ispira e ci porta nel rischio. Non è colpa nostra se qualcuno non lo arriva a capire: non arrivi a capire, cioè, che ci sia, ogni tanto, qualcuno disposto anche a morire per gli altri, per la verità per la giustizia. Attento però a questo qualcuno che da sprovveduto e morto non diventi un simbolo molto ma molto più grande e pericoloso.»




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