All’alba del 30 Dicembre 2006 è
impiccato l’ex rais iracheno Saddam Hussein. “La condanna del criminale è stata
eseguita”: con queste parole, la TV di stato irachena dà notizia
dell’esecuzione di Saddam Hussein.
L'ex presidente iracheno fu catturato da soldati statunitensi durante
l'Operazione Alba Rossa in un villaggio nelle vicinanze di Tigrit
il 13 dicembre 2003. Fu sottoposto a processo che cominciò
dal 19 ottobre 2005 (da un tribunale composto da iracheni) assieme ad altri
sette imputati, fra cui il fratellastro, ed ex gerarchi del suo regime. Il capo
d’imputazione era crimini contro l'umanità in relazione, tra le altre, alla
strage di Dujail del 1982 (dove furono uccisi 148 sciiti). Il 5 novembre 2006 fu condannato a morte per impiccagione, ignorando la sua richiesta di essere fucilato. Il 26 dicembre 2006 la
condanna fu confermata dalla Corte d'appello.
In Occidente si ebbero giudizi
fortemente contrastanti. George W. Bush,
presidente degli Stati Uniti, espresse la sua completa soddisfazione, definendo
la sentenza «una pietra miliare sulla strada della democrazia». Al contrario i
governi dei Paesi dell'Unione europea, pur approvando il verdetto di
colpevolezza, ribadirono la loro contrarietà di principio alla pena capitale,
incluso il governo italiano: Massimo
D'Alema dichiarò «Siamo contro la pena di morte
sia come italiani che come europei». Molti governi europei suggerirono all'Iraq
di non eseguire la sentenza, una posizione non lontana da quella russa.
Numerose e autorevoli organizzazioni
umanitarie, tra le quali Amnesty International e Human Rights Watch, criticarono la condanna a morte e lo stesso svolgimento del processo, che non avrebbe
sufficientemente tutelato i diritti della difesa e che sarebbe stato sottoposto
a forti pressioni da parte del governo iracheno e, indirettamente, da parte
dell'Amministrazione statunitense.
Sarebbe stato, dunque, un processo
penale da parte della “normale” magistratura irachena, (rispettoso sia del principio
della irretroattività delle legge penale, sia del principio del giudice
«naturale», precostituito per legge), ma non sarebbe stata la soluzione
migliore per giudicare un dittatore, soprattutto dal punto di vista politico.
In primo luogo, quel tribunale speciale
avrebbe violato il principio della presunzione
d’innocenza e non avrebbe garantito all’ex rais la
possibilità di potersi difendere adeguatamente. Inoltre non possiamo dimenticare che quello stesso
giudizio, come scritto sopra, subì le fortissime pressioni degli stati Uniti,
arrivato a controllare il paese con un atto illegittimo basato sulla violenza e
sulla forza.
Nessun commento:
Posta un commento