Il castello di carte delle nuove Province
è crollato. Il Governo ha impugnato il testo approvato l'1 aprile che porta a
sei gli enti intermedi e a due le Città metropolitane. Diventano 12, così, le
leggi regionali di questa legislatura contro le quali Roma ha presentato ricorso
dinanzi alla Corte Costituzionale. Si
contesta, in particolare,
la violazione dell'articolo 43 dello Statuto speciale che prevede, sì, la possibilità di modificare le
circoscrizioni, ma in conformità
alla volontà delle popolazioni di ciascuna delle Province espressa attraverso referendum. E prima del varo della riforma degli enti locali non si è tenuta alcuna
consultazione.
Niente referendum. Le motivazioni non sono ancora disponibili, ma secondo fonti di Palazzo Chigi
il Governo ha ricordato che «si è opposto
alla riforma che, con una
immotivata moltiplicazione di enti, avrebbe dato vita a una struttura troppo complicata, articolata e
inutilmente costosa senza il doveroso ricorso alla consultazione popolare prevista dallo Statuto». Infatti, «la Sardegna, con circa 1,6 milioni di abitanti, ha oggi quattro
Province e una città metropolitana. Stesso numero del Lazio, che però conta 6
milioni di abitanti (il quadruplo della Sardegna).
Se la Regione passasse a 8 Province,
conterebbe un numero di enti di area vasta superiore a Lazio, Campania, Veneto
e Puglia, tutte molto più popolose.
Inoltre le Province sarde avrebbero in media 200mila abitanti, cioè meno di un municipio di una
grande città». «Vergognoso attacco» «Attendiamo i motivi ufficiali dell'impugnazione, certo è che l'Autonomia della Sardegna subisce
l'ennesimo e vergognoso attacco», è il commento a caldo dell'assessore agli Enti locali Quirico Sanna. Che, sulla violazione del 43 dello
Statuto, dice: «Parlano di referendum, ma la Provincia di Oristano è stata istituita con referendum? Come mai, a legislazione
invariata, la stessa legge nel 2016 non è stata impugnata? Forse dipende dal colore politico che amministra la Regione?».
Invece per Massimo Zedda (Progressisti) «ci troviamo
di fronte a un record: 12 leggi impugnate a dimostrazione della totale
inadeguatezza e incapacità di legiferare, da quando il presidente della Regione
ha sottratto all'avvocatura l'analisi tecnico-normativa funzionale a
predisporre e leggi, spostandola in capo alla presidenza. Da quel giorno non
c'è più una legge che rispetti
la Costituzione e le norme di questo Paese. La conseguenza è che abbiamo sprecato un anno e mezzo di
legislatura con leggi inutili e incostituzionali».
Antonello Peru (Udc-Cambiamo) sostiene che
la decisione del Governo «è esclusivamente politica, di tecnico c'è solo l'ennesimo
attacco alla nostra Regione: noi
abbiamo seguito la linea del
confronto con lo Stato, rispondendo puntualmente e con motivazioni forti ai rilievi tecnici formulati dal
Dipartimento per le riforme Istituzionali. Ma è evidente che sarebbe servita più che altro maggiore decisione e maggiore coraggio nel
difendere politicamente una Riforma così importante».
Manovra "omnibus" Correttivi alla riforma potrebbero entrare già nella prossima variazione
di bilancio da circa 150 milioni che dovrebbe approdare in Aula a fine giugno.
Più che una norma finanziaria, una legge omnibus con norme su urbanistica, enti
locali e sanità, e in generale aggiustamenti legati a leggi impugnate. Ieri,
sulla variazione e sui ristori sono stati ascoltati in seconda commissione gli
assessori al Bilancio e al Lavoro, Giuseppe Fasolino e Alessandra Zedda.
Fasolino, in particolare, ha evidenziato che la Regione ha destinato circa 700
milioni (compresi i fondi Bei) per attenuare la crisi legata alla pandemia. I
ristori saranno compresi nella variazione: l'assessore propone di partire
dall'individuazione della platea dei beneficiari, per poi lavorare sulle
risorse da mettere a disposizione. Roberto Murgia
Articolo “La Nuova Sardegna” del 11.06.2021
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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