venerdì 11 giugno 2021

Nuove Province, il no del Governo


 


 


 

Il castello di carte delle nuove Province è crollato. Il Governo ha impugnato il testo approvato l'1 aprile che porta a sei gli enti intermedi e a due le Città metropolitane. Diventano 12, così, le leggi regionali di questa legislatura contro le quali Roma ha presentato ricorso dinanzi alla Corte Costituzionale. Si contesta, in particolare, la violazione dell'articolo 43 dello Statuto speciale che prevede, sì, la possibilità di modificare le circoscrizioni, ma in conformità alla volontà delle popolazioni di ciascuna delle Province espressa attraverso referendum. E prima del varo della riforma degli enti locali non si è tenuta alcuna consultazione.

 

Niente referendum. Le motivazioni non sono ancora disponibili, ma secondo fonti di Palazzo Chigi il Governo ha ricordato che «si è opposto alla riforma che, con una immotivata moltiplicazione di enti, avrebbe dato vita a una struttura troppo complicata, articolata e inutilmente costosa senza il doveroso ricorso alla consultazione popolare prevista dallo Statuto». Infatti, «la Sardegna, con circa 1,6 milioni di abitanti, ha oggi quattro Province e una città metropolitana. Stesso numero del Lazio, che però conta 6 milioni di abitanti (il quadruplo della Sardegna).

 

Se la Regione passasse a 8 Province, conterebbe un numero di enti di area vasta superiore a Lazio, Campania, Veneto e Puglia, tutte molto più popolose. Inoltre le Province sarde avrebbero in media 200mila abitanti, cioè meno di un municipio di una grande città». «Vergognoso attacco» «Attendiamo i motivi ufficiali dell'impugnazione, certo è che l'Autonomia della Sardegna subisce l'ennesimo e vergognoso attacco», è il commento a caldo dell'assessore agli Enti locali Quirico Sanna. Che, sulla violazione del 43 dello Statuto, dice: «Parlano di referendum, ma la Provincia di Oristano è stata istituita con referendum? Come mai, a legislazione invariata, la stessa legge nel 2016 non è stata impugnata? Forse dipende dal colore politico che amministra la Regione?».

 

Invece per Massimo Zedda (Progressisti) «ci troviamo di fronte a un record: 12 leggi impugnate a dimostrazione della totale inadeguatezza e incapacità di legiferare, da quando il presidente della Regione ha sottratto all'avvocatura l'analisi tecnico-normativa funzionale a predisporre e leggi, spostandola in capo alla presidenza. Da quel giorno non c'è più una legge che rispetti la Costituzione e le norme di questo Paese. La conseguenza è che abbiamo sprecato un anno e mezzo di legislatura con leggi inutili e incostituzionali».

 

Antonello Peru (Udc-Cambiamo) sostiene che la decisione del Governo «è esclusivamente politica, di tecnico c'è solo l'ennesimo attacco alla nostra Regione: noi abbiamo seguito la linea del confronto con lo Stato, rispondendo puntualmente e con motivazioni forti ai rilievi tecnici formulati dal Dipartimento per le riforme Istituzionali. Ma è evidente che sarebbe servita più che altro maggiore decisione e maggiore coraggio nel difendere politicamente una Riforma così importante».

 

Manovra "omnibus" Correttivi alla riforma potrebbero entrare già nella prossima variazione di bilancio da circa 150 milioni che dovrebbe approdare in Aula a fine giugno. Più che una norma finanziaria, una legge omnibus con norme su urbanistica, enti locali e sanità, e in generale aggiustamenti legati a leggi impugnate. Ieri, sulla variazione e sui ristori sono stati ascoltati in seconda commissione gli assessori al Bilancio e al Lavoro, Giuseppe Fasolino e Alessandra Zedda. Fasolino, in particolare, ha evidenziato che la Regione ha destinato circa 700 milioni (compresi i fondi Bei) per attenuare la crisi legata alla pandemia. I ristori saranno compresi nella variazione: l'assessore propone di partire dall'individuazione della platea dei beneficiari, per poi lavorare sulle risorse da mettere a disposizione. Roberto Murgia

 

Articolo “La Nuova Sardegna” del 11.06.2021

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Federico Marini

marini.federico70@gmail.com

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