venerdì 4 giugno 2021

All'età di quarantuno anni muore Massimo Troisi


 

“Ma perché siete tutti così sinceri con me, che cosa vi ho fatto di male, io?... Chi vi ha chiesto niente? Queste non sono cose che si dicono in faccia. Queste sono cose che vanno dette alle spalle dell'interessato. Sono sempre state dette alle spalle… (continua a leggere)


Muore a Ostia l’attore e regista Massimo Troisi. Nato  il 19 febbraio 1953 a san Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli. Figlio di Alfredo Troisi, ferroviere, e Elena Adinolfi, cresce in una famiglia numerosa, su cui dirà «Sono nato in una casa con 17 persone. Ecco perché ho questo senso della comunità assai spiccato. Ecco perché quando ci sono meno di 15 persone mi colgono violenti attacchi di solitudine.».

 

Studia per diplomarsi in ragioneria, ma già a quindici anni mostra la sua passione per la recitazione. Troisi era una persona molto timida e, almeno all'inizio, credeva di non essere capace di recitare sul palco, davanti a un pubblico. In quell'occasione conobbe Arena, destinato a diventare suo grande amico e principale "spalla" teatrale e cinematografica, ma soprattutto si affacciò alla commedia dell'arte, guadagnando un particolare apprezzamento del pubblico di San Giorgio a Cremano. A breve formerà il gruppo che lo renderà celebre:.  I Saraceni, con la partecipazione anche di Lello Arena.

 

Successivamente, con Arena e Decaro fonda il gruppo “La Smorfia” con cui, diventa famoso ad alto livello grazie alla radio prima - "Cordialmente insieme" - e in televisione poi. Il trio è tra gli ospiti fissi del programma "Non Stop" (1976) di Enzo Trapani e in seguito fa parte della schiera dei giovani astri nascenti della comicità italiana protagonista della trasmissione "Luna Park" (1979).

 

Dopo lo scioglimento della Smorfia, Troisi esordisce nel cinema con "Ricomincio da tre"(1981), di cui è autore, regista e protagonista, che gli vale i David di Donatello come miglior film e miglior attore. Dopo il parziale fallimento di "Scusate il ritardo" (1982), torna al successo nel 1985, in coppia con Roberto Benigni, in "Non ci resta che piangere". Da regista firma altri due film, "Le vie del Signore sono finite" (1987) e "Pensavo fosse amore, invece era un calesse" (1991).

 

È stato anche interprete di tre film di Ettore Scola - "Splendor" (1988), "Che ora è" (1989, Coppa Volpi ex-aequo con Marcello Mastroianni alla Mostra del cinema di Venezia) e "Il viaggio di capitan Fracassa" (1990) - e inoltre "No, grazie, il caffé mi rende nervoso" (1982) di Lodovico Gasparini e Lello Arena, e "Hotel Colonial" (1986) di Cinzia Th Torrini. Il suo ultimo lavoro è l'interpretazione di "Il Postino", di Michael Radford, per cui viene candidato, postumo, all'Oscar come miglior attore protagonista. Il film riceve altre tre nomination - miglior film, miglior regia e miglior sceneggiatura non originale - e vince l'Oscar per la miglior colonna sonora.

 

Sofferente di disturbi cardiaci fin dall'infanzia (era infatti già stato operato ad Houston, nel Texas, grazie ad una colletta della popolazione di San Giorgio a Cremano), mentre è in attesa di un trapianto, muore poco dopo la fine delle riprese del "Postino" per un attacco cardiaco a soli quarantuno anni. È stato legato sentimentalmente ad Anna Pavignano con la quale ha avuto anche un sodalizio artistico durato fino alla sua morte. Per la sua relazione con Clarissa Burt è entrato in rotta di collisione con Francesco Nuti. La sua ultima compagna è stata Nathalie Caldonazzo.

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