martedì 20 aprile 2021

Quando lo stupro di gruppo si trasforma in una ragazzata. Di Lucia Chessa.


 

Cosa c’è di nuovo nel video di Grillo a difesa di Ciro piezz ‘e core, accusato di violenza sessuale di gruppo? Cosa c’è di nuovo nella assoluzione preventiva di 4 ragazzini della Genova bene accusati di uno stupro consumato nella villa di babbo suo, nella cornice dorata della Costa Smeralda, dove tutto sembra si possa comprare, con quei fiumi di soldi che scorrono eleganti tra oleandri e bouganville, pietre e graniti, spiaggette e locali esclusivi?

 

Cosa c’è di nuovo nel dire che se una donna non denuncia subito non è stupro e cosa c’è di nuovo nel mescolare, insinuare, cercare di sfumare, sconfinare la violenza con il rapporto consensuale? E cosa c’è di nuovo in quell’indulgente minimizzare derubricando a “notte spinta”, e a quattro ragazzini, “coglioni” ma non stupratori, che si stavano solo divertendo, ai quali al massimo si fa la romanzina accompagnata da 4 pacchette sulle spalle e a cui, magari, al massimo potrebbe dirsi: “se fai così la non la prendi più la porsche di babbino tuo”?

 

E cosa c’è di nuovo nell’ irruzione mediatica di un guru, un leader, un potente capo di un partito di governo che controlla come roba sua decine di parlamentari, su una procura, un pm, un tribunale che sta per decidere sul rinvio a giudizio o sul proscioglimento di un accusato di violenza di gruppo. E cosa c’è di nuovo nella mielosa solidarietà al padre in pena da parte di Di Battista, Crimi, Taverna e via dicendo e di quelli che davanti alle accuse appena formulate su Marino (poi assolto), si presentarono in conferenza stampa con le arance sul tavolo.

 

Niente c’è di nuovo. Se non la farsa ripugnante denunciata dai genitori della vittima. Lo sgomento per il degrado, per la ragazza oscurata, per il potere impunito che afferma sempre sé stesso. “Arrestate me” dice Grillo, nel suo delirio di onnipotenza e nel suo meschino tentativo di trasformare sé stesso, e il figlio per estensione, in vittima anche quando l’accusa è che tu sia il carnefice. Come quando sei il lupo ma ti vesti da agnello, sei ricco ma ti vesti da povero, sei al potere, ma continui a fare finta di essere opposizione. Vi direi buongiorno ma non sono affatto buoni giorni

Lucia Chessa


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