Ci sono
dei fantasmi, in quest'era coronavirus, che aleggiano nel doppiofondo della
pandemia. Nomi e volti di pazienti che non hanno contratto il Covid, e che per questo nessuno
leggerà mai nei bollettini
di guerra giornalieri, ma che rischiano comunque di diventare
vittime collaterali dell'emergenza sanitaria. Uno di questi invisibili è un
anziano sennorese.
L'uomo
ha 80 anni, e attende di affrontare un delicato intervento chirurgico che
potrebbe salvarlo da un destino che sembra segnato. Da settimane, infatti,
aspetta di essere chiamato per asportare due tumori importanti. Purtroppo però in ospedale
non hanno posti disponibili in Rianimazione, dove
dovrebbe trascorrere un periodo di monitoraggio post operatorio.
«Non
sappiamo più dove sbattere la testa - dice sconsolata la figlia dell'uomo -. Chiediamo continuamente in reparto, ma ci rispondono che i posti sono tutti occupati.
Viviamo appesi alla speranza di una chiamata che non è ancora arrivata».I
problemi di salute dell'uomo sono cominciati con alcune avvisaglie lo scorso
mese di febbraio. La famiglia ha quindi cercato di sottoporre l'anziano agli
accertamenti diagnostici nel canale del sistema sanitario nazionale, ma senza
successo, a causa del blocco dettato dall'emergenza coronavirus. Dopo di che i
parenti si sono rivolti a un centro privato. E
l'ecografia ha purtroppo trasformato
in realtà le paure delle settimane precedenti: i medici hanno scoperto due masse, nella vescica e in
un rene.
Nel
mese di giugno l'uomo è quindi entrato nel girone infernale delle liste di attesa,
che però in un certo senso pensava di essersi messo alle spalle. L'80enne,
infatti, è stato ricoverato in ospedale a fine agosto e la chiamata in sala
operatoria è stata accolta dai familiari come un miracolo. Ma quando l'anziano
è arrivato sotto i ferri i medici hanno scoperto una situazione più complessa
di quella che si immaginava. Hanno effettuato i prelievi di alcuni campioni di
tessuto per l'esame istologico e nei giorni seguenti l'uomo è stato dimesso ed è
cominciata una lunga attesa a casa che dura tuttora. Da quel momento in poi,
infatti, è calato il silenzio.
«Abbiamo
fatto anche la segnalazione del disservizio sanitario all'ufficio relazioni col
in pubblico - riprende la figlia del paziente - spiegando
la situazione in
maniera dettagliata e chiedendo l'intervento del direttore sanitario aziendale ospedaliero. Una
segnalazione che non ha avuto nessun riscontro, anche dopo aver fatto un ulteriore sollecito».La famiglia dell'anziano è chiaramente stremata da questa situazione, ma allo
stesso tempo non vuole arrendersi all'idea di vedere il loro caro morire di
stenti. Perché questo è il destino che attenderebbe l'80enne se non fosse
sottoposto all'intervento di cui ha bisogno.
In condizioni
normali, fuori dall'emergenza per la pandemia, l'uomosarebbe
già stato operato. «I medici - aggiunge la donna – dicono che senza
l'asportazione gli resterebbero non più di due anni e con una qualità della
vita pessima. Non sappiamo più che fare».
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di
Salvatore Santoni
Articolo de “La Nuova Sardegna del 05.10.2020
Federico Marini
marini.federico70@gmail.com
skype: federico1970ca
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