lunedì 5 ottobre 2020

Terapia intensiva piena: niente intervento salvavita. Effetti collaterali dell'epidemia


 


 Ci sono dei fantasmi, in quest'era coronavirus, che aleggiano nel doppiofondo della pandemia. Nomi e volti di pazienti che non hanno contratto il Covid, e che per questo nessuno leggerà mai nei bollettini di guerra giornalieri, ma che rischiano comunque di diventare vittime collaterali dell'emergenza sanitaria. Uno di questi invisibili è un anziano sennorese.

 L'uomo ha 80 anni, e attende di affrontare un delicato intervento chirurgico che potrebbe salvarlo da un destino che sembra segnato. Da settimane, infatti, aspetta di essere chiamato per asportare due tumori importanti. Purtroppo però in ospedale non hanno posti disponibili in Rianimazione, dove dovrebbe trascorrere un periodo di monitoraggio post operatorio.

 «Non sappiamo più dove sbattere la testa - dice sconsolata la figlia dell'uomo -. Chiediamo continuamente in reparto, ma ci rispondono che i posti sono tutti occupati. Viviamo appesi alla speranza di una chiamata che non è ancora arrivata».I problemi di salute dell'uomo sono cominciati con alcune avvisaglie lo scorso mese di febbraio. La famiglia ha quindi cercato di sottoporre l'anziano agli accertamenti diagnostici nel canale del sistema sanitario nazionale, ma senza successo, a causa del blocco dettato dall'emergenza coronavirus. Dopo di che i parenti si sono rivolti a un centro privato. E l'ecografia ha purtroppo trasformato in realtà le paure delle settimane precedenti: i medici hanno scoperto due masse, nella vescica e in un rene.

 Nel mese di giugno l'uomo è quindi entrato nel girone infernale delle liste di attesa, che però in un certo senso pensava di essersi messo alle spalle. L'80enne, infatti, è stato ricoverato in ospedale a fine agosto e la chiamata in sala operatoria è stata accolta dai familiari come un miracolo. Ma quando l'anziano è arrivato sotto i ferri i medici hanno scoperto una situazione più complessa di quella che si immaginava. Hanno effettuato i prelievi di alcuni campioni di tessuto per l'esame istologico e nei giorni seguenti l'uomo è stato dimesso ed è cominciata una lunga attesa a casa che dura tuttora. Da quel momento in poi, infatti, è calato il silenzio.

 «Abbiamo fatto anche la segnalazione del disservizio sanitario all'ufficio relazioni col in pubblico - riprende la figlia del paziente - spiegando la situazione in maniera dettagliata e chiedendo l'intervento del direttore sanitario aziendale ospedaliero. Una segnalazione che non ha avuto nessun riscontro, anche dopo aver fatto un ulteriore sollecito».La famiglia dell'anziano è chiaramente stremata da questa situazione, ma allo stesso tempo non vuole arrendersi all'idea di vedere il loro caro morire di stenti. Perché questo è il destino che attenderebbe l'80enne se non fosse sottoposto all'intervento di cui ha bisogno.

 In condizioni normali, fuori dall'emergenza per la pandemia, l'uomosarebbe già stato operato. «I medici - aggiunge la donna – dicono che senza l'asportazione gli resterebbero non più di due anni e con una qualità della vita pessima. Non sappiamo più che fare».

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di Salvatore Santoni

 
Articolo de “La Nuova Sardegna del 05.10.2020
 
Federico Marini
marini.federico70@gmail.com
skype: federico1970ca

 

 

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