I posti
letto Covid liberi sono agli sgoccioli, 45 in degenza ordinaria e 9 in terapia
intensiva. E fa paura il fatto che sia diventato praticamente impossibile
tracciare i contagi e ricostruire le catene dei contatti, perché non c'è
personale sufficiente, perché troppa gente sottovaluta il rischio e mente,
perché la app Immuni non sta funzionando.
Ieri
l'assessore alla Sanità Mario Nieddu ha convocato i responsabili degli ospedali
sardi per fare il punto sull'emergenza. «La
situazione è
preoccupante», dice, «stiamo facendo tutto ciò che è in nostro potere per far fronte all'epidemia, ma
devo dire ancora una volta che il sistema non si può dilatare, la gente deve essere responsabile, rispettare le regole, adottare tutte le
misure necessarie per frenare il contagio, perché se i numeri continuano a salire, non ci saranno strutture che tengano».
Intanto
l'assessore ha avvisato che «tutti i pronto soccorso si facciano carico dei
pazienti sospetti che arrivano: devono fare il tampone, la diagnosi ed
eventualmente somministrare le prime terapie. Le
persone con la febbre non possono essere inviate tutti preventivamente al Santissima Trinità, ognuno si organizzi con una zona grigia e contribuisca a gestire i
nuovi casi».
Il piano
progressivo. «La riunione con i direttori sanitari è
stata proficua», dice Nieddu. «Abbiamo fatto il punto e siamo pronti a procedere con la seconda fase». Nuovi posti
al Santissima Trinità di Cagliari, a Sassari e a Nuoro (dentro il San Francesco
e nell'ospedale da campo che «sarà montato in una settimana»). Poi entrerà in
scena Ghilarza, dove i ricoverati attuali saranno trasferiti a Bosa e la struttura diventerà tutta Covid, con 40 posti letto di degenza
ordinaria. Ancora, tra i privati,
il Policlinico Sassarese è partito e oggi ricomincerà anche il Mater Olbia.
Intanto
i consiglieri comunali di Pd, Progetto Comune e Sinistra per Cagliari, lanciano
un appello al sindaco Paolo Truzzu «per far aprire il Binaghi come ospedale
Covid, come risulta nel piano strategico per l'attivazione progressiva di
strutture di area critica approvato a marzo dalla Giunta regionale. Non c'è più
tempo da perdere».
Il San
Martino. L'ospedale
di Oristano è in pieno caos. Dopo
la decisione sulla riapertura del reparto Covid, al San Martino ci si sta
organizzando tra mille difficoltà: i pazienti positivi verranno ospitati nelle vecchie
sale operatorie e dovranno essere i medici di Medicina (già in grossa
sofferenza) a farsene carico. Inoltre i posti letto di Medicina verranno
ridotti per fare spazio ai 12 posti letto Covid. E i pazienti che necessitano
di un ricovero in Medicina (almeno quelli non gravi) saranno trasferiti a Bosa.
I sindacati, col segretario provinciale Cimo Giampiero Sulis, denunciano che «si
vuole aprire un reparto senza che sia stato individuato il personale».
Inoltre il reparto Covid dovrebbe essere aperto al primo piano dell'ala nuova
dell'ospedale, dove adesso c'è la Chirurgia, che sarà trasferita al sesto piano
(dove ora ci sono gli spogliatoi e non ci sono più arredi).
L'isolamento. A Sassari sono stati attivati una serie di posti letto (e altri ne arriveranno
prossimamente) per ospitare i pazienti guariti clinicamente, che non hanno più
bisogno di ospedalizzazione, «e che ancora», spiega una nota, «non hanno
trovato una collocazione nelle strutture territoriali pubbliche o private,
nelle proprie abitazioni o negli hotel Covid». La manifestazione di interesse
per gli albergatori scade oggi, si spera che questa volta (dopo i diversi flop dell'operazione)
gli imprenditori partecipino.
I medici. Altro grave handicap è la mancanza di risorse umane. Im sindacati lo ripetono
da tempo: mancano 2000 specialisti. E mentre si attendono da troppo tempo i
concorsi, Nieddu fa sapere di aver dato mandato
all'Ats di
predisporre un bando per assumere medici non ancora specializzati. «Finalmente possiamo sbloccare questo passaggio, nell'Isola abbiamo circa
500 laureati che possono essere chiamati, li recluteremo, se serve anche tutti,
a tempo determinato e con ogni tipologia contrattuale. E prima di tutto saranno
inseriti nei servizi di igiene pubblica e prevenzione, un settore dove siamo in
enorme difficoltà per la mancanza di personale».
Cristina
Cossu (ha
collaborato Valeria
Pinna)
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