Il rischio, avverte Paolo Cannas, «è di
non riuscire più a garantire il distanziamento di sicurezza per i degenti», tanto che molto presto si potrebbe essere costretti ad allestire posti letto fuori dalle stanze.
Barelle nei corridoi. «Una cosa incivile, ma se il flusso dei pazienti resta di
questa portata - dice il commissario straordinario del Brotzu di Cagliari - non
potremo fare altrimenti».
La rete dei posti letto. La seconda ondata dell'epidemia sta mettendo sotto pressione gli ospedali
in tutta la Sardegna. Mentre la rete dei presidi Covid viene via via
(ri)dedicata ai soli degenti colpiti pesantemente dal virus (col maggior carico
sul Santissima Trinità), le altre strutture sono chiamate ad accogliere tutti
gli altri pazienti. Uno sforzo enorme richiesto pure ai piccoli presidi (come
ad esempio Isili e Muravera), ma che sta impegnando soprattutto il più grande
ospedale dell'Isola (nonché il policlinico di Monserrato). Un carico che si
riversa come prima tappa sul pronto soccorso (peraltro sotto organico) e il
viavai degli elicotteri al Brotzu, in arrivo da ogni parte della regione, è ormai
costante.
Pochi medici sul territorio. Con non meno di 110 pazienti visitati ogni giorno,
e una media di 35 ricoveri, è facile capire come il servizio di primo
intervento sia oramai allo stremo.
«Ancor più dopo la chiusura del pronto soccorso di San Gavino - sottolinea Cannas -, ma
stiamo accogliendo pazienti da tutta la Sardegna e anche i reparti, con i posti letto occupati, sono allo stremo».
Succede anche perché in molte strutture non
c'è un organico adeguato di camici bianchi per garantire il servizio. E così pure le
urgenze come gli ictus vengono dirottate a Cagliari. «Stiamo facendo un grande lavoro per colmare le
carenze del territorio. Sta succedendo che, soprattutto per mancanza di medici, tutti i casi normalmente trattati negli ospedali di
Nuoro, Sassari e Oristano vengono
mandati qui al Brotzu e al policlinico». Sicché anche i reparti (come cardiologia e nefrologia)
sono saturi.
Servizi allo stremo «Abbiamo necessità che il territorio dia un
supporto con le case di cura private - è l'appello del responsabile sanitario
del Brotzu -. Bisogna trovare soluzioni che evitino il collasso dei grandi ospedali». Il trasferimento di pazienti dalle strutture pubbliche a quelle private - per risolvere i disagi
del sovraffollamento e le carenze
dell'assistenza in caso di mancanza di personale – è d'altronde l'oggetto di un protocollo
d'intesa firmato tre anni fa da Regione e associazione degli ospedali privati. Soluzione possibile («Se dovesse essere necessario», ha detto
nei giorni scorsi) anche secondo
l'assessore Mario Nieddu.
«Noi, ovviamente - spiega Cannas -, garantiamo
il servizio, magari cercando di dimettere più in fretta possibile pazienti con
una degenza media più lunga. Ma se il flusso dei pazienti continua in maniera
così imponente e costante, non potremo più garantire gli standard di sicurezza.
E allora sì, saremo costretti a mettere i letti negli anditi».
Il sindacato Fials Intanto, con la chiusura del pronto soccorso di San Gavino dopo tre casi di contagio nel personale, la Fials
elenca «i punti deboli» sulla sicurezza anti-Covid dentro la struttura. Con una nota all'assessore e al commissario Ats, i segretari
provinciali di Cagliari e Sanluri Giampaolo Cugliara e Giampaolo Mascia chiedono «la chiusura dell'ospedale per accertamenti».
P. S.
Federico Marini
marini.federico70@gmail.com
skype: federico1970ca
Articolo tratto da “L’Unione
Sarda” del 02 Ottobre 2020
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