venerdì 2 ottobre 2020

Il Brotzu allo stremo: «Dovremo mettere i letti nei corridoi»


 


Il rischio, avverte Paolo Cannas, «è di non riuscire più a garantire il distanziamento di sicurezza per i degenti», tanto che molto presto si potrebbe essere costretti ad allestire posti letto fuori dalle stanze. Barelle nei corridoi. «Una cosa incivile, ma se il flusso dei pazienti resta di questa portata - dice il commissario straordinario del Brotzu di Cagliari - non potremo fare altrimenti».

 La rete dei posti letto. La seconda ondata dell'epidemia sta mettendo sotto pressione gli ospedali in tutta la Sardegna. Mentre la rete dei presidi Covid viene via via (ri)dedicata ai soli degenti colpiti pesantemente dal virus (col maggior carico sul Santissima Trinità), le altre strutture sono chiamate ad accogliere tutti gli altri pazienti. Uno sforzo enorme richiesto pure ai piccoli presidi (come ad esempio Isili e Muravera), ma che sta impegnando soprattutto il più grande ospedale dell'Isola (nonché il policlinico di Monserrato). Un carico che si riversa come prima tappa sul pronto soccorso (peraltro sotto organico) e il viavai degli elicotteri al Brotzu, in arrivo da ogni parte della regione, è ormai costante.

 Pochi medici sul territorio. Con non meno di 110 pazienti visitati ogni giorno, e una media di 35 ricoveri, è facile capire come il servizio di primo intervento sia oramai allo stremo. «Ancor più dopo la chiusura del pronto soccorso di San Gavino - sottolinea Cannas -, ma stiamo accogliendo pazienti da tutta la Sardegna e anche i reparti, con i posti letto occupati, sono allo stremo».

 Succede anche perché in molte strutture non c'è un organico adeguato di camici bianchi per garantire il servizio. E così pure le urgenze come gli ictus vengono dirottate a Cagliari. «Stiamo facendo un grande lavoro per colmare le carenze del territorio. Sta succedendo che, soprattutto per mancanza di medici, tutti i casi normalmente trattati negli ospedali di Nuoro, Sassari e Oristano vengono mandati qui al Brotzu e al policlinico». Sicché anche i reparti (come cardiologia e nefrologia) sono saturi.

 Servizi allo stremo «Abbiamo necessità che il territorio dia un supporto con le case di cura private - è l'appello del responsabile sanitario del Brotzu -. Bisogna trovare soluzioni che evitino il collasso dei grandi ospedali». Il trasferimento di pazienti dalle strutture pubbliche a quelle private - per risolvere i disagi del sovraffollamento e le carenze dell'assistenza in caso di mancanza di personale – è d'altronde l'oggetto di un protocollo d'intesa firmato tre anni fa da Regione e associazione degli ospedali privati. Soluzione possibile («Se dovesse essere necessario», ha detto nei giorni scorsi) anche secondo l'assessore Mario Nieddu.

 «Noi, ovviamente - spiega Cannas -, garantiamo il servizio, magari cercando di dimettere più in fretta possibile pazienti con una degenza media più lunga. Ma se il flusso dei pazienti continua in maniera così imponente e costante, non potremo più garantire gli standard di sicurezza. E allora sì, saremo costretti a mettere i letti negli anditi».

 Il sindacato Fials Intanto, con la chiusura del pronto soccorso di San Gavino dopo tre casi di contagio nel personale, la Fials elenca «i punti deboli» sulla sicurezza anti-Covid dentro la struttura. Con una nota all'assessore e al commissario Ats, i segretari provinciali di Cagliari e Sanluri Giampaolo Cugliara e Giampaolo Mascia chiedono «la chiusura dell'ospedale per accertamenti».

 

P. S.

 

Federico Marini

marini.federico70@gmail.com

skype: federico1970ca

 

Articolo tratto da “L’Unione Sarda” del 02 Ottobre 2020

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