lunedì 19 ottobre 2020

Stretta su movida e sport Conte: ristoro ai danneggiati


 


 Si stringe ancora un po' sulla movida, si cerca di salvare la scuola in presenza. E si apre alla possibilità di piccole zone rosse nei centri urbani, a discrezione dei sindaci. Il decreto firmato ieri da Giuseppe Conte (e illustrato in tv come nei tempi della prima esplosione del coronavirus) non contiene novità clamorose. Ma segna un altro giro di vite nella speranza di non dover arrivare a un secondo lockdown.

«La strategia non può essere la stessa della primavera scorsa», spiega Conte nella conferenza stampa serale, ma senza azzardarsi a escludere misure più severe: «Sulle ferie natalizie non faccio previsioni», dice.

 Crescita continua dei casi. Prudenza inevitabile, nel giorno in cui viene nuovamente battuto il record di contagi nelle 24 ore: sono 11.705, con un aumento di 780 rispetto al giorno precedente. E questo a fronte circa 20mila tamponi in meno rispetto al giorno prima. Si registrano anche più decessi, 69 rispetto ai 47 di sabato. Tra le regioni più in sofferenza la Lombardia, che si avvicina ai 3mila contagi, poi Piemonte (+1.123), Campania (+1.376) e Lazio (+1.198). È in questo quadro che si completa il lungo confronto tra il Governo e le Regioni sulle nuove restrizioni. Conte sceglie proporzionalità e prudenza, e resiste alle spinte di alcuni ministri che gli chiedevano da subito chiusure più incisive.

 Che cosa cambia. Tutti i tipi di locali pubblici (bar, pub, ristoranti e così via) potranno aprire dalle 5 alle 24, ma solo se è prevista la consumazione ai tavoli; quelli con sola consumazione al banco dovranno chiudere alle 18. Si fermerà a mezzanotte anche chi fa asporto; nessun limite invece per le consegne a domicilio, e neppure per le ristorazioni speciali come quelle negli ospedali e negli aeroporti, e gli autogrill nelle autostrade.

 Nei ristoranti comunque non ci potranno essere più di sei persone in ogni tavolo, e all'esterno dovrà essere affisso il numero massimo di clienti ammessi. Sale giochi, sale scommesse e Bingo dovranno chiudere alle 21. Ulteriori limitazioni potranno essere disposte dai sindaci, con la chiusura dalle 21 delle vie e delle piazze nei centri urbani in cui si possono creare assembramenti (garantendo ovviamente il passaggio per i residenti e per i casi di necessità). Il Comune di Roma starebbe già valutando eventuali restrizioni nelle zone della movida nel fine settimana.

 Si incrementa il ricorso allo smart working, e nella Pubblica amministrazione le riunioni dovranno svolgersi tutte a distanza salvo casi eccezionali. Vietate sagre e fiere locali, non le manifestazioni fieristiche di carattere nazionale e internazionale. Congressi e convegni possono svolgersi solo a distanza, a meno che si adottino protocolli antivirus validati dal Comitato scientifico. Confermato lo stop agli sport di contatto a livello amatoriale, arrivano limiti anche per l'attività sportiva dilettantistica di base, le scuole e l'attività formativa di avviamento relative agli sport di contatto: sono tutte consentite solo in forma individuale e non sono consentite gare e competizioni. Resta da verificare esattamente quali saranno i campionati in corso che dovranno fermarsi.

 Cartellino giallo per palestre e piscine: Conte concede una settimana perché tutti si adeguino ai protocolli stabiliti per prevenire i contagi, annunciando già da ora la chiusura generalizzata se i controlli accerteranno il mancato rispetto (anch'esso generalizzato) delle norme.

 La promessa «Sappiamo che stiamo imponendo sacrifici economici ad alcune categorie», dice Conte: «C'è l'impegno del Governo per ristorare i danni». Il premier però ha anche ricordato che, rispetto a marzo, quando mancavano mascherine, tamponi e posti negli ospedali, ora «abbiamo raddoppiato i posti nelle terapie intensive e sub-intensive, abbiamo 34mila unità in più nel personale sanitario, e siamo l'unico Paese che ogni giorno distribuisce una mascherina gratis a tutti gli studenti». La situazione è critica, conclude il premier: «Il Governo c'è, ma spetta a ciascuno di noi fare la sua parte». Per non vedere un Natale in lockdown.

 

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Federico Marini

marini.federico70@gmail.com

skype: federico1970ca

Articolo tratto da l’Unione Sarda del 19 Ottobre 2020

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