Si stringe ancora un po' sulla movida, si cerca di salvare la scuola in
presenza. E si apre alla possibilità di piccole zone rosse nei centri urbani, a
discrezione dei sindaci. Il decreto firmato ieri da Giuseppe Conte (e
illustrato in tv come nei tempi della prima esplosione del coronavirus) non
contiene novità clamorose. Ma segna un altro giro di vite nella speranza di non
dover arrivare a un secondo lockdown.
«La strategia non può essere la stessa della primavera scorsa», spiega
Conte nella conferenza stampa serale, ma senza azzardarsi a escludere misure
più severe: «Sulle ferie natalizie non faccio previsioni», dice.
Crescita continua dei casi. Prudenza
inevitabile, nel giorno in cui viene nuovamente battuto il record di contagi
nelle 24 ore: sono 11.705, con un aumento di 780 rispetto al giorno precedente.
E questo a fronte circa 20mila tamponi in meno rispetto al giorno prima. Si
registrano anche più decessi, 69 rispetto ai 47 di sabato. Tra le regioni più
in sofferenza la Lombardia, che si avvicina ai 3mila contagi, poi Piemonte
(+1.123), Campania (+1.376) e Lazio (+1.198). È in questo quadro che si
completa il lungo confronto tra il Governo e le Regioni sulle nuove
restrizioni. Conte sceglie proporzionalità e prudenza, e resiste alle spinte di
alcuni ministri che gli chiedevano da subito chiusure più incisive.
Che cosa cambia. Tutti i tipi di locali pubblici (bar,
pub, ristoranti e così via) potranno aprire dalle 5 alle 24, ma solo se è
prevista la consumazione ai tavoli; quelli con sola consumazione al banco dovranno
chiudere alle 18. Si fermerà a mezzanotte anche chi fa asporto; nessun limite invece
per le consegne a domicilio, e neppure per le ristorazioni speciali come quelle
negli ospedali e negli aeroporti, e gli autogrill nelle autostrade.
Nei ristoranti comunque non ci potranno essere più di sei persone in ogni
tavolo, e all'esterno dovrà essere affisso il numero massimo di clienti
ammessi. Sale giochi, sale scommesse e Bingo dovranno chiudere alle 21. Ulteriori
limitazioni potranno essere disposte dai sindaci, con la chiusura dalle 21
delle vie e delle piazze nei centri urbani in cui si possono creare
assembramenti (garantendo ovviamente il passaggio per i residenti e per i casi
di necessità). Il Comune di Roma starebbe già valutando eventuali restrizioni
nelle zone della movida nel fine settimana.
Si incrementa il ricorso allo smart working, e
nella Pubblica amministrazione le riunioni dovranno svolgersi tutte a distanza
salvo casi eccezionali. Vietate sagre e fiere locali, non le manifestazioni fieristiche
di carattere nazionale e internazionale. Congressi e convegni possono svolgersi
solo a distanza, a meno che si adottino protocolli antivirus validati dal
Comitato scientifico. Confermato lo stop agli sport di contatto a livello
amatoriale, arrivano limiti anche per l'attività sportiva dilettantistica di
base, le scuole e l'attività formativa di avviamento relative agli sport di contatto:
sono tutte consentite solo in forma individuale e non sono consentite gare e
competizioni. Resta da verificare esattamente quali saranno i campionati in
corso che dovranno fermarsi.
Cartellino giallo per palestre e piscine: Conte
concede una settimana perché tutti si adeguino ai protocolli stabiliti per
prevenire i contagi, annunciando già da ora la chiusura generalizzata se i controlli
accerteranno il mancato rispetto (anch'esso generalizzato) delle norme.
La promessa «Sappiamo che stiamo imponendo sacrifici
economici ad alcune categorie»,
dice Conte: «C'è l'impegno del Governo per ristorare i danni». Il premier però ha anche ricordato
che, rispetto a marzo, quando
mancavano mascherine, tamponi e posti negli ospedali, ora «abbiamo raddoppiato i posti nelle terapie
intensive e sub-intensive, abbiamo 34mila unità in più nel personale sanitario, e siamo l'unico Paese che ogni giorno distribuisce una
mascherina gratis a tutti gli studenti». La situazione è critica, conclude il premier: «Il Governo c'è, ma spetta a ciascuno di noi fare la
sua parte». Per non vedere un Natale in lockdown.
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Federico
Marini
marini.federico70@gmail.com
skype:
federico1970ca
Articolo
tratto da l’Unione Sarda del 19 Ottobre 2020
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