mercoledì 28 ottobre 2020

«Pronto soccorso vicini al collasso, i ricoveri aumentano»


 


Il bollettino di guerra ieri ha registrato sette vittime, 174 nuove infezioni, tre ricoveri in più e un altro malato grave in terapia intensiva. «E il picco non è ancora arrivato», dice Salvatore Manca, presidente nazionale della Società italiana medicina d'emergenza-urgenza (Simeu), che lancia l'allarme sulla «situazione drammatica» dei pronto soccorso nell'Isola.

 «I servizi non sono stati riorganizzati dopo la prima ondata dell'epidemia, nulla è stato fatto in termini di interventi strutturali e di potenziamento di organico, e ora siamo del tutto impreparati. Con un afflusso quotidiano di pazienti che aumenta in maniera esponenziale», spiega Manca, che ha anche diretto a lungo il pronto soccorso del San Martino di Oristano e il dipartimento della Asl 5.

 Il rapporto- Altri sette morti: quattro di lunedì e tre di ieri. Due vittime (199 in tutto) avevano 56 e 58 anni, le altre cinque tra gli 81 e i 93. I pazienti ricoverati sono 306, mentre quelli in terapia intensiva sono 36. Le persone in isolamento domiciliare sono 4.719. A Sassari sono risultati positivi 6 agenti della polizia locale. Il dato progressivo dei casi comprende 2.883 (+40) pazienti guariti, più altri 21 guariti clinicamente.

 La situazione. Spiega Manca che «non c'è stata adeguata preparazione per affrontare questa seconda ondata». Eppure c'erano «le risorse del decreto. Rilancio, molte risorse, per fare interventi seri, ma passato il periodo difficile della prima fase, tutto è rimasto identico al passato». Come si sa, «il pronto soccorso del San Martino è chiuso da cinque giorni: ha dentro 15 positivi che non riesce a trasferire al Santissima Trinità perché è saturo. Dunque per scongiurare il rischio di contagi hanno dovuto chiudere tutto e i pazienti con altre problematiche devono essere portati a San Gavino.

Il pronto soccorso del Santissima Trinità è sovraffollato e ora è solo Covid, quindi tutto il "generale" lo fa il Marino, che ha già l'acqua alla gola. Stesso discorso per il Brotzu e il Policlinico».

 Le carenze Prosegue: «Negli ospedali stanno arrivando molti pazienti con sintomi Covid anche banali, perché non stanno funzionando bene le Usca, le squadre che dovrebbero seguire le persone a domicilio. Questi pazienti, che non si sentono seguiti, appena hanno la febbre un po' più alta, o chiamano il 118 o vanno direttamente in ospedale, creando non pochi problemi». Ancora: «Quando arrivano i sospetti Covid, devono stare in un'area grigia in attesa dell'esito del tampone.

 Poi, se sono positivi e hanno bisogno di ricovero, nessuno li prende, perché i reparti Covid sono pieni. Dunque, siamo costretti a trasformare i nostri "Osservazioni brevi" in reparti Covid, a spostare personale per seguirli, e questo penalizza gli altri reparti che pian piano stanno riducendo l'attività per mancanza di organico. Un circolo vizioso dal quale non si esce se non vengono aperti subito ulteriori posti letto Covid di degenza ordinaria».

 In Consiglio regionale. «Le immagini delle ambulanze in colonna davanti al Santissima Trinità ci devono far riflettere sulle conseguenze di questa semi-paralisi dei mezzi di soccorso. Pensiamo a tutte quelle chiamate al 118 in cui il fattore tempo è determinante, ai casi di infarto, agli incidenti stradali, ai quali oggi non si può rispondere con la stessa prontezza di prima, avverte Michele Ciusa, consigliere regionale del M5S che, raccogliendo l'appello dei volontari, chiede all'assessore Nieddu «di intervenire per scongiurare il progressivo depauperamento del servizio».

 

Cristina Cossu

 articolo del 28 Ottobre 2020

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