Il bollettino di guerra ieri ha registrato
sette vittime, 174 nuove infezioni, tre ricoveri in più e un altro malato grave
in terapia intensiva. «E il picco non è ancora arrivato», dice Salvatore Manca, presidente nazionale della Società italiana medicina
d'emergenza-urgenza (Simeu), che lancia l'allarme sulla «situazione drammatica»
dei pronto soccorso nell'Isola.
«I servizi non sono stati riorganizzati
dopo la prima ondata dell'epidemia, nulla è stato fatto in termini di
interventi strutturali e di potenziamento di organico, e ora siamo del tutto
impreparati. Con un afflusso quotidiano di pazienti che aumenta in maniera
esponenziale», spiega Manca, che ha anche diretto a lungo il pronto soccorso
del San Martino di Oristano e il dipartimento della Asl 5.
Il rapporto- Altri
sette morti: quattro di lunedì e tre di ieri. Due vittime (199 in tutto) avevano 56 e 58 anni, le altre
cinque tra gli 81 e i 93. I pazienti ricoverati sono 306, mentre quelli in terapia intensiva sono 36. Le persone in isolamento domiciliare
sono 4.719. A Sassari sono risultati positivi 6 agenti della polizia locale. Il dato progressivo dei casi comprende 2.883 (+40) pazienti
guariti, più altri 21 guariti clinicamente.
La situazione. Spiega
Manca che «non c'è stata adeguata preparazione per affrontare questa seconda
ondata». Eppure c'erano «le risorse del decreto. Rilancio, molte risorse, per
fare interventi seri, ma passato il periodo difficile della prima fase, tutto è
rimasto identico al passato». Come si sa, «il pronto soccorso del San Martino è
chiuso da cinque giorni: ha dentro 15 positivi che non riesce a trasferire al Santissima
Trinità perché è saturo. Dunque per scongiurare il rischio di contagi hanno
dovuto chiudere tutto e i pazienti con altre problematiche devono essere
portati a San Gavino.
Il pronto soccorso del Santissima Trinità
è sovraffollato e ora è solo Covid, quindi tutto il "generale" lo fa
il Marino, che ha già l'acqua alla gola. Stesso discorso per il Brotzu e il
Policlinico».
Le carenze Prosegue:
«Negli ospedali stanno arrivando molti pazienti con sintomi Covid anche banali, perché non stanno
funzionando bene le Usca, le squadre che dovrebbero seguire le persone a domicilio. Questi pazienti, che non si sentono seguiti,
appena hanno la febbre un po' più alta, o chiamano il 118 o vanno direttamente in ospedale, creando non pochi problemi». Ancora: «Quando arrivano
i sospetti Covid, devono stare
in un'area grigia in attesa dell'esito del tampone.
Poi, se sono positivi e hanno bisogno di ricovero, nessuno li prende, perché i reparti Covid sono pieni. Dunque, siamo
costretti a trasformare i nostri
"Osservazioni brevi" in reparti Covid, a spostare personale per seguirli, e questo penalizza gli altri
reparti che pian piano stanno riducendo l'attività per mancanza di organico. Un circolo vizioso dal quale non si esce se non vengono aperti
subito ulteriori posti letto Covid di degenza ordinaria».
In Consiglio regionale. «Le immagini delle ambulanze in colonna davanti al Santissima Trinità ci
devono far riflettere sulle conseguenze di questa semi-paralisi dei mezzi di
soccorso. Pensiamo a tutte quelle chiamate al 118 in cui il fattore tempo è
determinante, ai casi di infarto, agli incidenti stradali, ai quali oggi non si
può rispondere con la stessa prontezza di prima, avverte Michele Ciusa,
consigliere regionale del M5S che, raccogliendo l'appello dei volontari, chiede
all'assessore Nieddu «di intervenire per scongiurare il progressivo
depauperamento del servizio».
Cristina Cossu
articolo del 28 Ottobre 2020
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