Sono tre territori molto più popolati, ma bisogna tener conto che l'ultima rilevazione dell'Osservatorio fa riferimento ai mesi della stagione turistica. Cioè: quando in Sardegna, secondo i dati della Regione, sarebbero state censite in totale 10 milioni di presenze nelle strutture alberghiere ed extra alberghiere. Quindi da giugno in poi è aumentata all'improvviso la base di calcolo ed è per questo – ma non solo - che il picco ha superato quota 150 nella scoperta di casi positivi al Covid. Ancora: la media giornaliera in Sardegna è schizzata dai 21 casi del primo periodo della pandemia (24 febbraio-23 aprile) ai 35 del post lockdown.
L'allarme. Per il direttore scientifico dell'Osservatorio, Alessandro Solipaca, comunque è un «dato preoccupante, perché di fatto i casi, in Sardegna, sono quasi triplicati: dai 1.365 positivi del 16 giugno a 3.471 del 24 settembre. E sono proprio questi numeri a farci dire che in alcuni territori, soprattutto del Centro Sud, la fase che stiamo vivendo continua a essere a rischio». Anche se la virulenza del virus è diminuita rispetto alla prima fase.
Sempre secondo l'Osservatorio oggi il Covid è meno letale. «Grazie a cure più efficaci e a una popolazione di contagiati mediamente più giovane - è scritto nel bollettino – in Italia il virus uccide meno rispetto a giugno. Se prima a non sopravvivere erano quasi 15 pazienti su cento, ora sono 12». In Sardegna questo rapporto è ancora più basso: 4 ogni 100.
L'appello. Per l'Osservatorio è indispensabile che, nelle regioni del Centrosud, aumenti in fretta il numero di tamponi: «È ancora troppo basso rispetto all'incidenza di positivi nella popolazione». Per poi ribadire: «È quindi necessario mantenere alta l'attenzione sociale, con l'uso continuo delle mascherine, ed essere pronti a intervenire tempestivamente nei territori, come la Sardegna, dove in estate è stato registrato un netto picco di casi positivi». (ua)
Articolo
del 01 Ottobre 2020. “La Nuova Sardegna”
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