giovedì 29 ottobre 2020

È record: 362 contagi Ci sono altre 8 vittime


 


 

Un'altra impennata di casi - 362 in ventiquattr'ore - e altri otto morti nell'Isola. Nel bollettino della Regione mancano due decessi: un morto di Porto Torres, l'esponente politico sardista Pietro Madeddu, e la prima vittima Covid dell'Ogliastra, Pietro Tangianu, di Triei, che si è spento ieri pomeriggio all'ospedale San Francesco di Nuoro dopo

dieci giorni di agonia. Aveva 86 anni ed era un apprezzato falegname ed ex amministratore comunale. Le sue condizioni fisiche, segnate da altre patologie pregresse, si erano aggravate due settimane fa ed era risultato positivo.

 

Le urgenze. Ora il Pronto soccorso dell'ospedale Santissima Trinità di Cagliari è dedicato esclusivamente ai pazienti Covid già testati. Lo ha stabilito il direttore sanitario del presidio ospedaliero, che con una nota ha avvisato tutti gli addetti ai lavori che dato «l'aumento dei casi, e al fine di poter affrontare il carico dei pazienti affetti da Covid e indirizzarli in tempi rapidi al giusto setting assistenziale, i pazienti con patologie non Covid dovranno afferire agli altri pronto soccorso dell'Area metropolitana e al Marino», dove è stato disposto un rafforzamento strutturale e di organico.

 

Il report. Sono 8.526 i casi di positività complessivamente accertati in Sardegna dall'inizio dell'emergenza. Nell'ultimo aggiornamento dell'Unità di crisi regionale si registrano 362 nuovi casi, 280 rilevati con attività di screening e 82 da sospetto diagnostico. Si registrano sei vittime (205 in tutto) tre residenti nel nord Sardegna, e tre nelle province di Oristano, Sud Sardegna e nella Città Metropolitana di Cagliari. In totale sono stati eseguiti 257.266 tamponi con un incremento di 3.821 test. Sono invece 298 i pazienti ricoverati in ospedale in reparti non intensivi (otto in meno rispetto al dato di martedì), mentre è di 37 (+1) il numero dei pazienti in terapia intensiva. Le persone in isolamento domiciliare sono 5.013.

 

Il dato progressivo dei casi positivi comprende 2.937 (+54) pazienti guariti, più altri 36 guariti clinicamente. Sul territorio, dei 8.526 casi positivi complessivamente accertati, 1.676 (+133) sono stati rilevati nella Città Metropolitana di Cagliari, 1.331 (+52) nel Sud Sardegna, 699 (+33) a Oristano, 1.147 (+14) a Nuoro, 3.673 (+130) a Sassari. Gli hotel Intanto la Regione continua a lavorare per recuperare posti letto per l'isolamento di persone che non hanno necessità di stare in ospedale e non possono rientrare nelle loro abitazioni. Dopo una struttura nel Sassarese, sarà attivato in questi giorni un albergo nel Cagliaritano.

mercoledì 28 ottobre 2020

Reddito Universale incondizionato, se non ora quando? Di Elisabetta Piccolotti


 

C’è una sofferenza di cui prendersi cura, subito. Serve il coraggio di scelte forti, innovative, rivolti alle persone più in difficoltà. Si tratta di costruire uno scudo pubblico all’assenza di reddito determinata dalla crisi. Usiamo i fondi europei per dare un reddito a tutte e tutti. Questo che l'appello che lanciamo al Presidente Giuseppe Conte e a tutta la maggioranza di governo. Qua sotto trovate il testo che ho sottoscritto e che trovate pubblicato sulle colonne del Domani. Facciamo insieme questa battaglia, per fare tutti insieme passi avanti significativi.  Condividere il testo è un modo di sostenerlo.

Grazie!

 

Elisabetta Piccolotti

 

Reddito Universale incondizionato, se non ora quando?

 

di Loredana De Petris, Lorenzo Fioramonti, Nicola Fratoianni, Francesco Laforgia, Elisabetta Piccolotti, Silvia Prodi, Massimiliano Smeriglio e Massimo Zedda.

 Dopo la nottata violenta di Napoli bisogna accelerare verso scelte forti, capaci di arrivare in tempi brevi nelle case dei cittadini, soprattutto nelle case di chi non ha paracaduti sociali significativi. In relazione ai fuochi napoletani, al netto delle responsabilità di gruppi organizzati che vanno individuate e punite, rimane una domanda di fondo alla quale la politica non ha ancora risposto. Siamo sostenitori del governo, ma vogliamo esercitare la nostra responsabilità indicando i punti che paiono critici. Non solo un certo ritardo nella programmazione di interventi strutturali capaci di guardare oltre l’emergenza, ma anche una difficoltà a poggiare lo sguardo sui non garantiti.

 In questo senso le difficoltà di chi resterà senza reddito vanno ascoltate, le paure dei piccoli commercianti e imprenditori vanno comprese, l’urlo drammatico dei lavoratori dello spettacolo, della cultura e delle partire Iva va preso in carico, così come la cassa integrazione va assolutamente prolungata e il blocco dei licenziamenti va confermato immediatamente. E di queste difficoltà deve farsi carico l’esecutivo, supportando persone e imprese.

 Ma non basta, perché la condizione sociale del Paese è già esplosiva. 2,6 milioni di disoccupati, 17 milioni di cittadini a rischio povertà, 8 milioni di persone povere, 4,5 milioni in povertà assoluta di cui 1,2 milioni sono bambini. Nei primi sette mesi del 2020 le assunzioni da parte di datori di lavoro privati sono state 2.919.000, quasi il 40% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019.

 

Serve una scelta di campo drastica rilanciando il reddito universale incondizionato inteso come diritto umano fondamentale e strumento indispensabile per combattere la povertà e la crisi occupazionale determinata dall’acuirsi della crisi economica dentro la pandemia. E’ necessario rimettere al centro l’unicità della persona e la sua complessità tutelata da uno scudo economico garantito dalla mano pubblica.

 In questo senso l’iniziativa proposta da cittadini europei, un milione di firme da raccogliere in questi mesi, per attivare un reddito di base incondizionato capace di assicurare a ciascuno la sussistenza e la piena cittadinanza va nella giusta direzione.

 Il pilastro dell’inclusione sociale del Recovery fund può essere utilizzato per raggiungere questo obiettivo. Liberare le persone dal ricatto dello sfruttamento, del non lavoro, del lavoro povero mal pagato, del lavoro nero, intermittente resta un obiettivo di civiltà per chiunque abbia ruoli istituzionali. E contemporaneamente avere uno sguardo attento all’infanzia, a quei bambini e quelle bambine che vivono in famiglie difficili, disegnando azioni concrete di contrasto alla povertà educativa e all’abbandono scolastico, potenziando i servizi sociali, significa farsi carico di una domanda di futuro.

 Nel Recovery ci sono circa 80 miliardi a fondo perduto per l'Italia, senza alcuna condizionalità. Su questo in Europa abbiamo dovuto battagliare contro i cosiddetti Paesi frugali e abbiamo vinto affermando il diritto di ogni comunità nazionale di cercare la strada migliore per modificare il modello di sviluppo. Con la medesima logica con cui l’Unione Europea dà opportunità e fiducia all’Italia, l’Italia deve dare opportunità e fiducia ai propri cittadini.

 Chiediamo che il governo faccia di tutto per utilizzare al meglio le risorse europee, così come siamo convinti che i cittadini che ne avranno bisogno utilizzeranno al meglio il reddito universale incondizionato per riprendere fiato, sfuggire alla depressione e all’odio, magari provare a creare imprese e lavori diversi, più sostenibili in un'economia che sta cambiando rapidamente, tornando a immaginare per se stessi e la propria famiglia una vita degna di essere vissuta.

 Altre risorse possono essere recuperate attraverso un intervento sulla leva fiscale improntato sulla redistribuzione. Un contributo da parte dei patrimoni superiori ai 5 milioni di euro è una tassa sulle multinazionali del web che, anche durante la Pandemia, hanno visto crescere enormemente i loro fatturati.

 Dare fiducia ai cittadini significa dare fiducia al Paese. La crisi pandemica e economica è un fatto storico senza precedenti, servono scelte nuove e nuove politiche. Serve visione e coraggio per disegnare un altro welfare e una funzione strategica delle politiche pubbliche. Il reddito universale può essere il primo passo verso una società più giusta e sostenibile. Un passo da fare ora.

 

[Pubblicato dal “Domani” del 27 ottobre 2020]

 

 

«Pronto soccorso vicini al collasso, i ricoveri aumentano»


 


Il bollettino di guerra ieri ha registrato sette vittime, 174 nuove infezioni, tre ricoveri in più e un altro malato grave in terapia intensiva. «E il picco non è ancora arrivato», dice Salvatore Manca, presidente nazionale della Società italiana medicina d'emergenza-urgenza (Simeu), che lancia l'allarme sulla «situazione drammatica» dei pronto soccorso nell'Isola.

 «I servizi non sono stati riorganizzati dopo la prima ondata dell'epidemia, nulla è stato fatto in termini di interventi strutturali e di potenziamento di organico, e ora siamo del tutto impreparati. Con un afflusso quotidiano di pazienti che aumenta in maniera esponenziale», spiega Manca, che ha anche diretto a lungo il pronto soccorso del San Martino di Oristano e il dipartimento della Asl 5.

 Il rapporto- Altri sette morti: quattro di lunedì e tre di ieri. Due vittime (199 in tutto) avevano 56 e 58 anni, le altre cinque tra gli 81 e i 93. I pazienti ricoverati sono 306, mentre quelli in terapia intensiva sono 36. Le persone in isolamento domiciliare sono 4.719. A Sassari sono risultati positivi 6 agenti della polizia locale. Il dato progressivo dei casi comprende 2.883 (+40) pazienti guariti, più altri 21 guariti clinicamente.

 La situazione. Spiega Manca che «non c'è stata adeguata preparazione per affrontare questa seconda ondata». Eppure c'erano «le risorse del decreto. Rilancio, molte risorse, per fare interventi seri, ma passato il periodo difficile della prima fase, tutto è rimasto identico al passato». Come si sa, «il pronto soccorso del San Martino è chiuso da cinque giorni: ha dentro 15 positivi che non riesce a trasferire al Santissima Trinità perché è saturo. Dunque per scongiurare il rischio di contagi hanno dovuto chiudere tutto e i pazienti con altre problematiche devono essere portati a San Gavino.

Il pronto soccorso del Santissima Trinità è sovraffollato e ora è solo Covid, quindi tutto il "generale" lo fa il Marino, che ha già l'acqua alla gola. Stesso discorso per il Brotzu e il Policlinico».

 Le carenze Prosegue: «Negli ospedali stanno arrivando molti pazienti con sintomi Covid anche banali, perché non stanno funzionando bene le Usca, le squadre che dovrebbero seguire le persone a domicilio. Questi pazienti, che non si sentono seguiti, appena hanno la febbre un po' più alta, o chiamano il 118 o vanno direttamente in ospedale, creando non pochi problemi». Ancora: «Quando arrivano i sospetti Covid, devono stare in un'area grigia in attesa dell'esito del tampone.

 Poi, se sono positivi e hanno bisogno di ricovero, nessuno li prende, perché i reparti Covid sono pieni. Dunque, siamo costretti a trasformare i nostri "Osservazioni brevi" in reparti Covid, a spostare personale per seguirli, e questo penalizza gli altri reparti che pian piano stanno riducendo l'attività per mancanza di organico. Un circolo vizioso dal quale non si esce se non vengono aperti subito ulteriori posti letto Covid di degenza ordinaria».

 In Consiglio regionale. «Le immagini delle ambulanze in colonna davanti al Santissima Trinità ci devono far riflettere sulle conseguenze di questa semi-paralisi dei mezzi di soccorso. Pensiamo a tutte quelle chiamate al 118 in cui il fattore tempo è determinante, ai casi di infarto, agli incidenti stradali, ai quali oggi non si può rispondere con la stessa prontezza di prima, avverte Michele Ciusa, consigliere regionale del M5S che, raccogliendo l'appello dei volontari, chiede all'assessore Nieddu «di intervenire per scongiurare il progressivo depauperamento del servizio».

 

Cristina Cossu

 articolo del 28 Ottobre 2020

lunedì 26 ottobre 2020

Visita alle domus di janas di Maria Frunza e di Janna Bentosa. Di Natalia Guiso.


 


Oggi vorrei raccontarvi due esplorazioni , fatte all'incirca un mesetto e mezzo fa, prima che arrivasse il freddo. Questa volta si tratta di due siti del periodo chiamato in Sardegna prenuragico. Il primo sito è costituito da una necropoli composta da cinque tombe/sepolture, chiamate domus de janas di Maria Frunza, e la domu de janas Janna Bentosa. Entrambi i siti si trovano immersi nel verde a poca distanza da Nuoro.

 La prima necropoli, Maria Frunza, è composta da 5 tombe scolpite nel granito, la Domus numero uno si trova percorrendo una decina di minuti a piedi su un sentiero immerso in un bellissimo bosco, la si incontra sulla sinistra ed è costituita da un portello ben lavorato, da li si accede ad una camera dove si può vedere un altro portello a metà altezza che porta ad una seconda camera, la particolarità sta soprattutto in questo portello, oltre alla lavorazione classica, c'è una cornice attorno alla cornice, incisa in profondità, si ingrossa salendo verso l'alto.

 Visitata questa tomba, procediamo nella nostra esplorazione avviandoci in un sentiero in salita che porta, piano piano, verso un costone dove si possono visitare le altre 4 tombe, poco distanti le une dalle altre. La seconda che incontriamo è la più grande, possiamo trovare dei gradini probabilmente fatti in tempi più recenti, la tomba è composta da più camere, la cella centrale è molto ampia e al suo interno si trova un bellissimo pilastro. Ho letto che fu utilizzata come rifugio durante la seconda guerra mondiale.

 Proseguendo su un sentiero molto ripido si trovano la terza e la quarta domus, la terza è costituito da un portello e da una piccola cella che sembrerebbe incompleta, la quarta ha un bellissimo portello ben lavorato costituito da due celle, infine troviamo la quinta, costituita dall'anticella e parte della cella e copertura crollata , all’interno è possibile rivedere ancora bellissimi segni di ocra rossa.

 La Domus de janas Janna Bentosa si trova all’incirca ad un km dalla prima, è facilmente raggiungibile, e costituiti da un dromos megalitico, da una ampia anticella e due celle laterali scavate ad un metro dal pavimento, con cornici ben scolpite in rilievo, una delle coperture di una delle due celle laterali é per metà crollata, ho letto che al centro della camera principale si trovava un focolare, purtroppo oggi non visibile, dentro le pareti della tomba si possono trovare molte tracce di intonaco e ocra, su questa tomba mi è venuto un dubbio, che all'inizio l'entrata fosse a destra, poi con il tempo rielaborata e amplificata.

 Le tombe sono ricche di coppelle, qualche gradino, ocra e intonaco, l'ocra rosso simboleggiava la rinascita. Nonostante in Sardegna censite ci siamo 3500 domus, ognuna di loro ha la grande capacità di sorprendermi, per l'accuratezza, i dettagli il grande lavoro per poterle realizzare, dalla più piccola a quelle più complesse, mi fa ammirare questo popolo così socialmente complesso, che nutriva tanto interesse e rispetto per i propri cari.

 (Le più antiche domus de janas ufficialmente vengono datate intorno al 4200 a.C, ma da poco ho appreso una retrodatazione 4600 a.C.).

 Necropoli di Maria Frunza- #Nuoro Domus de janas Janna Bentosa- #Nuoro 🍀🍀🍀💞💞💞#exploration #history #photography #unionesarda#lanuovasardegna #archeologia #culture #nature #territory #memory #architecture #travel #mystery #stone #Sardaigne #Sardinia #Sardinien #Sardaigne Instagram Nuraviganne - Facebook Naty Guì - YouTube Naty Guì. Ph:NG - FC.

Di Natalia Guiso












Sette vittime nell'isola è caos negli ospedali


 


 Mentre anche l'isola si prepara ad abbassare le serrande nel nuovo semi lockdown dopo quello di marzo, il bollettino quotidiano del Covid segna uno dei dati peggiori da quando è iniziata la grande emergenza: sette vittime, tutte residenti nell'area metropolitana di Cagliari e tutte ricoverate nell'ospedale Santissima Trinità del capoluogo. In calo invece il dato dei contagi: sono stati 195 a fronte dei 329 di sabato, cioè 134 in meno. Ma il numero appare legato a quello dei tamponi eseguiti ieri: sono stati 2254, quasi 1500 in meno rispetto al numero precedente. Per quanto riguarda la diffusione dei nuovi casi, domina il Nord Sardegna con 81 contagi tra Sassari e Gallura. Sette vittime. Sono cinque donne e due uomini.

 La vittima più giovane aveva 47 anni e come le altre era affetta dapatologie pregresse. Le altre persone che hanno perso la vita avevano un'età compresa tra gli 81 e i 94 anni. Il bilancio dei decessi sale a 191. Quella di ieri è stata una giornata nerissima per l'ospedale Santissima Trinità di Cagliari, primo centro Covid dell'isola.

 Caos ospedali. Le vittime erano ricoverate nella struttura che da ieri ha convertito anche il pronto soccorso ai soli pazienti Covid: sarà garantito l'accesso solo a chi ha già eseguito il tampone ed è risultato positivo. Tutti gli altri pazienti che necessitano di essere visitati al pronto soccorso saranno dirottati all'ospedale Marino dove da una settimana è stato trasferito anche il reparto di Ortopedia. Al Santissima Trinità la situazione è critica da giorni, con la fila di ambulanze in attesa con i pazienti a bordo: ieri notte erano 17 i mezzi di soccorso con i lampeggianti accesi che aspettavano di avere indicazioni su dove lasciare i pazienti per il successivo ricovero.

 

L'emergenza Covid riguarda tutte le strutture dell'isola, dove è complicato garantire assistenza alle persone affette da altre patologie. A Sassari alcune associazioni che tutelano malati oncologici e affetti da patologie rare e degenerative hanno rivolto un appello alla Aou per chiedere l'immediato ripristino delle cure: sequesto non avverrà in tempi rapidi sono pronte a denunciare in Procura.

 E a Cagliari sono insorte con un comunicato congiunto le associazioni Socialismo Diritti Riforme, Fidapa Cagliari, Mai più sole contro il tumore ovarico, Adiconsum Sardegna, Lilt e Cittadinanzattiva Sardegna-Tribunale del Malato. Contestano la decisione dell'Aou di sospendere per 15 giorni (fino al 9 novembre) le attività programmate delle chirurgie e dei reparti di dermatologia, reumatologia, allergologia e immunologia clinica del Policlinico e del San Giovanni di Dio.

 «Il fatto che vengano garantite le urgenze, le attività non differibili e quelle verso i pazienti oncologici - sottolineano le associazioni - non tranquillizza chi vive con sofferenza patologie invalidanti che, se non costantemente monitorate, possono degenerare e avere gravi ripercussioni nella vita familiare e lavorativa. Sappiamo che molti pazienti, dopo il periodo del lockdown, avevano ripreso le visite specialistiche solo da poche settimane avendo dovuto affrontare forti disagi.

 Con la sospensione di 15 giorni, le persone dovranno ricorrere alle strutture private con un aggravio di spese in un momento in cui le attività economiche, specialmente quelle private sono fortemente in crisi».I posti letto. Negli ospedali già in affanno il numero dei ricoverati è in crescita: +12 in un giorno in reparti non intensivi, per un totale di 299, calo di 2 nelle terapie intensive (34). Sono invece 4421 le persone in isolamento domiciliare.

Di Silvia Sanna

Articolo dalla Nuova Sardegna del 26.10.2020

giovedì 22 ottobre 2020

Appunti sull'IDENTITA' 5. Identità e multiculturalismo. Di Francesco Casula.


 


 Si parla molto di multiculturalismo, cui attenta pericolosamente la società di massa globalizzata, che trasforma stati e culture in meri mercati votandoli e subordinandoli al più bieco consumismo e ai mass media. Ebbene la diversità culturale oggi non può esistere e sussistere se non coniuga la difesa di specifiche minoranze nazionali, etniche, locali e culturali con azioni positive che si oppongano allo schema dominante del contesto sociale e culturale. Il che non può comunque significare che la varietà delle culture si trasformi in un insieme di gruppi comunitari ed etnici chiusi, magari intolleranti e ossessionati dalla propria purezza primigenia o dalla omogeneità.

 Il solo modo però di scongiurare ed evitare questo genere di evoluzione negativa e devastante consiste nel proteggere e valorizzare certo ogni peculiarità storica, culturale e linguistica ma nel contempo nel contestare e attaccare lo stato centralista e insieme la globalizzazione capitalistica e la società di massa che annulla la soggettività, le tradizioni, le norme e le rappresentazioni etno-popolari: che annulla la cultura come reinterpretazione del passato, elemento chiave per la costruzione di un futuro originale.

 La forte difesa della propria cultura etno-nazionale (è il caso di quella sarda) è una delle condizioni principali per la definizione di un atteggiamento positivo nei confronti del pluralismo culturale, almeno quando le culture, al di là della propria identità e specificità, si definiscono come espressioni della generale capacità umana di creare sistemi simbolici ed elaborare giudizi di valore. Tutte le culture dovrebbero condividere alcuni interessi generali, puntando a non farsi distruggere dal mercato culturale globale e dagli stati centralisti, nuovi veri e propri leviatani.

 Ogni cultura ha l’obbligo di difendere il diritto che ciascun popolo – e individuo – ha di creare, valorizzare, utilizzare e trasmettere la propria cultura che si definisca in primo luogo in una dimensione di contenuti e valori universali: dall’ecologia della politica e dell’ambiente ai valori dell’uguaglianza, del comunitarismo e della solidarietà; da tutte le forme di femminismo alla difesa delle minoranze siano esse nazionali che linguistiche, sessuali o religiose. (5. segue)

 

Francesco Casula

Saggista, storico della letteratura sarda

 autore del libro, tra gli altri, de “Carlo Felice e i tiranni sabaudi

 

25 Ottobre (Domenica) Tra i vicoli di San Sperate: alla scoperta del "Paese-Museo"

 



Evento organizzato da Arasolè 

Domenica, dalle ore 10:00 alle ore 13:00

Luogo: Giardino megalitico

 

Una passeggiata alla scoperta di San Sperate, culla del muralismo sardo e centro dove nel 1968 un gruppo di giovani iniziò quella che Pinuccio Sciola definì in seguito “la rivoluzione con il pennello in mano”, ricoprendo di calce le pareti del paese e trasformandole in grandi tele a cielo aperto.


Dal 1968 a oggi la tradizione a San Sperate non si è mai fermata, fino ad arrivare agli oltre 400 murales attuali, che colorano le strade del paese.

 

Partendo dal Giardino Megalitico, passeggeremo per i vicoli del centro storico, dove la bellezza si trova dietro ogni angolo, fino ad arrivare al meraviglioso Giardino Sonoro di Pinuccio Sciola, dove si trovano alcune delle più importanti opere del grande artista. Qui capiremo affondo la grande lezione di Pinuccio: la pietra non è un elemento duro, rigido e muto, così come ci è sempre stato descritto, bensì un elemento elastico, capace di vibrare e di emettere in questa vibrazione un suono, che altro non è che la memoria dell’universo.


Siete pronti a scoprire come l’anima della pietra può essere liberata da una carezza?

 Luogo d'incontro: Giardino Megalitico di San Sperate

Data: Domenica 25 ottobre, ore 10.00
Prezzo: 15,00 euro a persona, 7,00 euro per i bambini 6-12 anni
Il costo include la visita guidata e il biglietto d'ingresso al Giardino Sonoro di Pinuccio Sciola

 

Per questo evento è NECESSARIA la prenotazione, poiché l'evento sarà riservato ad un numero massimo di partecipanti. Non verranno accettate persone che non abbiano prenotato e la cui prenotazione non sia stata accettata via email.

Il pagamento avverrà preferibilmente online, via bonifico o PayPal.
Si accettano pagamenti al 100% in SARDEX.


Nel caso in cui si dovesse pagare in contanti, vi preghiamo di avere la cifra esatta e munirvi di igienizzante per le mani.

Tutti i partecipanti dovranno indossare la mascherina per tutta la durata del tour e mantenere per tutto il percorso la distanza minima di un metro dagli altri partecipanti.


La guida si riserverà il diritto di allontanare le persone che non manterranno le norme per il distanziamento durante il tour.

Per info e prenotazioni:
booking@arasole.com
+39 331 5032369
+39 344 1829739

 

 

I ricoveri continuano a salire Solinas: così sarà lockdown


 

 


 

La Sardegna (come tutta l'Italia) è in codice rosso. L'epidemia dilaga, e le Regioni, una dopo l'altra, stanno prendendo misure per limitare la circolazione delle persone e del virus. Il presidente Christian Solinas lancia ai sardi un ultimo monito: «Se la situazione non cambia, saremo costretti ad azioni drastiche». In realtà non è altro che l'annuncio di ciò che accadrà inevitabilmente nelle prossime ore: ci sarà la chiusura di porti e aeroporti, e poi mini-lockdown, cioè interruzioni mirate delle attività a rischio.

 «Stop and go di 15 giorni»: i dettagli sono allo studio con il ministero della Salute e il Comitato tecnico-scientifico, ci saranno una serie di ordinanze per regolare il comportamento dei cittadini e il fermo (per il tempo strettamente necessario a frenare i contagi) dei luoghi di socialità. Facile immaginare che si interverrà su scuole, mezzi di trasporto, bar, ristoranti, locali, centri commerciali, palestre.

 I numeri. Il trend è in salita da undici settimane consecutive. Ieri i nuovi casi di positività sono stati 167, dieci in più i ricoverati in ospedale (ora a quota 236), altri due i malati gravi in terapia intensiva (sono 36 in tutto) e quattro i morti (nel bollettino ne sono stati conteggiati solo tre): una 78enne di Sestu, Sara Serra, madre del candidato Francesco Serra (anche il marito della donna è ricoverato per Covid al Santissima Trinità); una 52enne e un 88enne di Villasor, un altro uomo ultraottantenne.

 «La progressione della curva dei contagi sta registrando un'accelerazione che impone ulteriori e tempestive azioni per evitare di compromettere la tenuta del sistema sanitario e la regolare erogazione delle cure», spiega il governatore. «Finora, grazie all'impegno straordinario del personale ospedaliero, territoriale e amministrativo, l'emergenza è stata governata in modo ordinato ed efficace. Oggi, però, siamo dinanzi a un fatto nuovo: le catene di contagio si moltiplicano esponenzialmente perché troppi hanno abbassato la guardia e stanno sottovalutando la portata del fenomeno».

 L'attenzione è iniziata a scemare in estate e le discoteche sono diventate una bomba, poi i giovani hanno portato il Covid in casa, molti focolai sono esplosi nei paesi tra gli amici al bar e agli spuntini, le scuole hanno riaperto e, soprattutto fuori e sui bus, i ragazzi hanno contribuito moltissimo a far circolare l'infezione, purtroppo sono stati segnalati anche diversi adulti positivi che se ne vanno in giro, perfino a fare campagna elettorale, a stringere mani e a incontrare quanta più gente possibile, come se il pericolo non esistesse.

 Le avvertenze. «Il semplice appello al buon senso e all'osservanza delle buone pratiche - distanziamento personale, divieto di assembramento, igiene delle mani - sembra non essere sufficiente», prosegue il presidente. «Siamo pronti a intervenire in maniera radicale per invertire questa tendenza e tutelare al meglio la salute di tutti i sardi». Il presidente sta predisponendo chiusure localizzate per due settimane, una strategia di interruzione e ripresa delle attività principali. A seconda degli effetti di questi mini-lockdown si stabilirà se riaprire o continuare con lo stop. Sorvegliati speciali sono gli istituti superiori (probabile la didattica a distanza), i trasporti, bar, ristoranti, palestre. Per iniziare si blinderà l'Isola, con il blocco dei viaggi in aereo e nave se non per motivi di lavoro e salute. Conclude Solinas: «Naturalmente appronteremo misure economiche di supporto per sostenere le perdite derivanti dalla sospensione temporanea delle attività».

 L'Anci. «Chiunque decida di chiudere qualcosa deve chiarire come intende ristorare e in quanti giorni le attività che subirebbero dannieconomici. Se non lo si fa con provvedimenti assunti preliminarmente non ci sarà nessuna credibilità di chiedere sacrifici alla gente», scrive su Facebook il presidente dell'Anci Emiliano Deiana. E, attaccando l'assessore alla Sanità, aggiunge: «Anche il presidente della Regione fa allarmismo?». I sindaci «è da quasi un mese che hanno lanciato l'allerta. Siamo strati trattati da irresponsabili catastrofisti. Sarebbe utile che Nieddu la finisse con le chiacchiere, con la testa perennemente rivolta al passato, e si decidesse ad affrontare la situazione».

 

Cristina Cossu

 

 

Articolo tratto da L’Unione sarda del 22 Ottobre 2020