La convocazione ufficiale ancora non c'è, ma la Cabina di regia per l'emergenza Covid potrebbe riunirsi domani a palazzo Chigi. Sempre domani potrebbe tenersi anche il Consiglio dei ministri, comunque previsto entro la settimana. Tra i temi sul tavolo della cabina di regia anche i nuovi parametri per stabilire i colori delle Regioni e i criteri per l'utilizzo del Green pass all'interno dei confini italiani.
Si fa strada l'ipotesi di un abbandono dell'incidenza dei casi ogni 100mila abitanti per passare invece a un altro sistema: si retrocederebbe in zona gialla con terapie intensive occupate oltre il livello del 5 per cento e ricoveri in area medica oltre il 10.Se questa dovesse essere la scelta, nessuna Regione italiana oggi sarebbe in condizione da zona gialla. La media italiana di occupazione delle terapie intensive è del 2 per cento. La Sardegna è perfettamente in linea con questa media mentre la Regione che sta peggio è la Toscana col 4 per cento.
Alberghi e ristoranti. La Sardegna non dovrebbe quindi rischiare la zona gialla, se le indiscrezioni saranno confermate dal consiglio dei ministri di domani. Ma le incognite sulla colorazione delle regioni e sulle collegate limitazioni si intrecciano con quelle sui criteri per l'uso del green pass. Un cocktail di incertezze che sta togliendo il sonno a tanti operatori turistici dell'isola. «Il tema è complesso, ogni scelta ha delle controindicazioni – ammette Roberto Bolognese, presidente regionale di Confesercenti -.
Logica vorrebbe che i controlli vengano fatti alla partenza. Tra gli operatori del settore abbiamo due fronti distinti. La maggioranza dei titolari delle attività ricettive accarezza con simpatia l'ipotesi del green pass, i ristoratori invece storcono il naso. Capisco bene le due
posizioni, ma dobbiamo sforzarci di capire che c'è il rischio di finire di
nuovo in zona gialla. E allora bisogna lavorare di squadra perché questo non
avvenga e scegliere il male minore. È momento delle responsabilità. Soprattutto i giovani sono più riluttanti a fare i tamponi o a vaccinarsi perché hanno un
approccio semplice verso la malattia. Ma non possono assumere una posizione egoistica. La soluzione più efficace è il green pass».
Sui gestori si riverserebbe però il peso dei controlli: «Questo è il vero
problema – prosegue Bolognesi -: bisogna cercare una soluzione per alleviare
gli oneri per ristoratori e pizzerie. Non è pensabile scaricare su di loro il compito
di controllare. Ma la situazione sta rapidamente degenerando, bisogna fare
qualcosa. Anche perché l'alternativa potrebbe essere peggiore».
Il fronte del no. «Stiamo affrontando con apprensione questa situazione - dice Enrico Daga, membro del comitato di presidenza Confesercenti Nord Sardegna con delega alla Programmazione e sviluppo locale -. Dopo un anno e mezzo, diciamo pure due anni di grandi sofferenze, di emorragie importanti, di attività che non hanno riaperto, di ripartenze difficili, di collaboratori che, visti i problemi, hanno ripiegato su altri settori, ora si aggiunge un nuovo collo d'imbuto. Ci dovremmo trasformare in controllori, in vigili? Io credo che le norme con cui abbiamo riaperto siano sufficienti a garantire la sicurezza. Soprattutto all'aperto: tutti si stanno orientando a consumare all'aperto e questo limita la possibilità di contagio.
Trasformarci in controllori non farebbe che aggiungere un altro problema a una categoria che già sta compiendo uno sforzo epico. Darci compiti di vigilianza sarebbe un grosso errore».La stagione. Gli operatori della ristorazione vedono invece di buon occhio i controlli sugli accessi: «Il filtro all'ingresso e alle partenze è la vera grande sfida - dice ancora Daga -. Bisogna puntare sui presidi di controllo, organizzati in maniera non invasiva. Il controllo dei documenti sanitari deve essere fatto a monte e non a valle dai ristoratori».
La stagione procede tra alti e bassi: «Andiamo molto bene nel fine settimana - dice Daga -, ma negli altri giorni si fa più fatica. Non siamo certo al livello del 2019 ma molto meglio del 2020. La ripresa c'è, pur con tante incertezze. La speranza è di arrivare ad ottobre: molte aziende non sopravvivrebbero a un'interruzione della stagione».
Di Roberto Petretto
Articolo
“L’Unione Sarda” del 20.07.2021
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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