Dinanzi alla questione del vaccino, stiamo assistendo all’ennesimo
fallimento della società capitalista. Una società
dove l’individualismo e il materialismo sono stati portati all’estremo. Una società che non mette al
centro l’uomo ma solo alcuni uomini, quelli in grado di accumulare profitto e
immense ricchezze. Profitti ammassati grazie allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo,
profitti nascosti nei paradisi fiscali, profitti utili solo a ingigantire l’immenso
ego dei capitalisti, feroci e insaziabili come i più voraci dei predatori.
Noi (con “noi” intendo la società civile) dovremmo lottare con questo stato
di cose, dove il cittadino è considerato come mero consumatore, e negli anni
portato a odiare le istituzioni, soprattutto quelle che gli sono lontane. Un cittadino isolato, spaventato, non più in grado di fidarsi del suo
prossimo, sobillato da mass media e social network che giorno dopo giorno gli urlano in faccia il fallimento morale di tutta
la società occidentale, quella in cui vive. Per questo si isola, mai concepirebbe
insieme al proprio simile delle forme di lotta che potrebbero determinare un
miglioramento della propria condizione. Vive nella
solitudine, e quando si aggrega lo fa per dimenticare i problemi, magari
annegarli nelle numerose droghe che la società ci mette a disposizione. Una volta aggregato il cittadino non parla più dei problemi che lo
riguardano, ne ha sentito talmente parlare alla radio, alla televisione, sui
social che il suo unico desiderio è fuggirli, e non pensarci più.
Un cittadino dunque solo, diffidente e sfiduciato, che guarda gli immensi
bastioni del capitalismo mondiale con sospetto. Ora si ritrova ad aver a che
fare col capitalismo sanitario, e ne ha paura. Ha imparato
che l’uomo per il denaro è pronto a tutto, dunque, in base a questa deduzione,
le case farmaceutiche potrebbero fornire dei vaccini i cui effetti nefasti
potrebbero maturare nel tempo, se non subito. “Perché dovrebbero parlarci degli
effetti collaterali, se stanno facendo così tanti soldi?”
Una paura e una diffidenza che avvolge ogni cosa, molti diffidano persino
del proprio medico di famiglia, parte volontaria o involontaria di quei
meccanismi che hanno imparato a odiare/diffidare. Chissà, forse fanno bene, la
controparte è tutt’altro che affidabile. Io non andrei da
nessun “no vax” a dirgli che sbaglia, non ho nessun elemento per
suggerirglielo, altrimenti lo farei. Lo stesso
concetto che io mi vaccino, ma lascio gli altri liberi di scegliere è frutto
non di un pensiero libertario, ma piuttosto del presentimento che questi
potrebbero avere anche ragione.
Domandiamoci perché le persone hanno perso fiducia in chi dovrebbe
indirizzarli, non perché decidano di non vaccinarsi. Per trovare le risposte occorre scavare in anni, se non secoli, di
mostruosità istituzionalizzate.
Vincenzo Maria D'Ascanio
https://vincenzomariadascanio.blogspot.com/
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