Dopo la grande paura arrivano le prime informazioni dal fronte delle indagini sull'origine del rogo, o dei roghi, che hanno devastato il Montiferru. Il nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale del Corpo forestale ha iniziato i rilievi nelle aree attraversate dal fuoco, andando a caccia di eventuali indizi riconducibili alla genesi del maxi incendio. I risultati saranno trasmessi alla Procura della Repubblica di Oristano che dovrà valutare eventuali responsabilità dolose o colpose nella genesi dell'incendio. Le indagini sono partite dalla zona di Bonarcado, dove venerdì scorso un piccolo rogo si era insinuato in un canalone naturale che, per motivi in via di accertamento, non era stato spento o era stato spento parzialmente e che quindi potrebbe essere una delle cause dell'immane distruzione dei giorni scorsi.
La giornata. Intanto, nei
paesi raggiunti delle fiamme è ancora impossibile parlare di tranquillità ma il
fronte degli incendi sembra essere finalmente sotto controllo, per quanto
alcune zone siano sotto stretta osservazione per via di focolai ancora accesi. Ieri i canadair e gli elicotteri, supportati dalle squadre a terra, hanno
lavorato sin dalle prime ore del mattino per combattere le fiamme accese ormai
da tre giorni. Il cammino
del fuoco verso il Marghine è stato frenato nella zona di Sagama mentre le
fiamme che hanno terrorizzato gli abitanti di Porto Alabe e Tresnuraghes
sembrano estinte dopo l'ennesimo intervento dei canadair. Nel pomeriggio di ieri le situazioni più preoccupanti erano nel territorio
di Suni e nel Comune di Santu Lussurgiu, dove i focolai che sembravano neutralizzati hanno ripreso forza ieri
mattina. In entrambi i casi è stato necessario l'intervento di elicotteri e
canadair.
Lo scenario. Un intero territorio
ha cambiato aspetto nel corso del fine settimana. Per fortuna, qualche area è
stata risparmiata dalle fiamme ma il grosso dei boschi, delle aree verdi e
delle coltivazioni sono ormai un ricordo coperto dalla fuliggine. Le ultime stime parlano ancora di 20mila ettari di territorio, ma la
sensazione è che la cifra sia destinata ad aumentare una volta che sarà possibile completare una valutazione
approfondita. Anche perché si parla di un incendio che ha "camminato"
per oltre 70 chilometri e che sembra essere uno dei più estesi della storia
recente dell'isola. Al punto che dopo aver superato le tragiche ore
dell'emergenza, è arrivato il momento di comprendere cosa sia andato storto nel
sistema di prevenzione e di intervento.
Sistema fallato. Ora la parola
d'ordine è "prevenzione", un vocabolo comparso nel dibattito politico
dopo l'incendio, dopo il terrore, dopo la devastazione. Eppure, gli indizi
disponibili non erano pochi. Alcuni erano stati profeticamente riassunti in una
lettera redatta dal "Comitato spontaneo del Montiferru" e indirizzata
al sindaco, all'assessore all'Ambiente di Cuglieri, al comandante della
stazione locale del Corpo forestale e al comandante della caserma dei vigili
del fuoco. Un documento che porta la data del 7 giugno e che, riletto oggi, ha
il sapore amarissimo della profezia inascoltata.
Il comitato, sin dalle prime righe, descrive una montagna (quella di
Cuglieri) come se fosse una bomba ad orologeria. Diverse le località citate, la più conosciuta è quella della Madonnina,
ma tutte accomunate da uno stato di abbandono denunciato quasi due mesi prima del disastro. Si
parla di strade sterrate impraticabili per via del fondo dissestato e invase
dalla vegetazione, dell'assenza delle politiche di forestazione e dei tagli
controllati e di una vegetazione che, in alcuni tratti,
era talmente fitta da non essere penetrabile, con il comitato che definiva l'intera area come un "pericoloso deposito
di combustibile alla mercé degli incendiari" che facilmente avrebbero
potuto innescare un rogo "che non avrebbe lasciato alcuna possibilità di
essere spento". Che poi, è quello che è successo. Anche se per il momento
non ci sono certezze sull'origine dell'incendio.
Quel che è certo è che il comitato ha vestito il ruolo della mitologica
Cassandra, la
sacerdotessa veggente che annunciava le catastrofi e che puntualmente non
veniva presa in considerazione. Ma ci sono altri aspetti che dovranno essere
chiariti, dai ritardi nella regolarizzazione degli operai di Forestas
completata poco tempo fa all'effettiva capacità del sistema antincendio della
Sardegna dopo la rivoluzione all'interno della Forestale, con numerosi
dirigenti senza delega dopo la scadenza del contratto biennale
che li legava al Corpo e che già aveva denunciato la carenza del personale
necessario per affrontare la stagione degli incendi. Gli interrogativi, insomma, sono tanti e potrebbero
aumentare. Le risposte, invece, sono poche.
di Claudio
Zoccheddu
Articolo “La Nuova Sardegna” del 27.07.2021
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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