(26 Luglio 1952) Muore a Buenos Aires, una delle donne più influenti del
Novecento: Evita Peron. Moglie del presidente argentino Juan Domingo Peron, la coppia diventa subito molto popolare in tutta
l’Argentina: lei bellissima, ex attrice radiofonica, lui, un astro nascente
della politica, già ministro della guerra. Una volta eletto presidente, il 4
gennaio del 1946, Evita assume l’incarico di ministro del lavoro.
Insieme elaborano e portano a termine numerose riforme
economiche. Ma al culmine del suo successo personale, Evita si ammala di cancro, di cui muore nel 1952. Per gli argentini è un dolore immenso. Il giorno dei
funerali a Buenos Aires non è più possibile trovare un solo fiore, sono tutti
deposti davanti al suo feretro. Nel 1955, un golpe militare costringe Peron a
rifugiarsi in Spagna.
Il marito, Juan Domingo Peron, fu educato nelle scuole
militari e percorse la carriera nell'esercito. Secondo una teoria pseudo
storica argomentata da alcuni studiosi sardi (Peppino Canneddu, Gabriele
Casula, Giovanni Maria Bellu), Perón sarebbe
stato un emigrato sardo, tale Giovanni Piras di Mamoiada, inventatosi natali argentini per sfuggire alla
coscrizione durante la prima guerra mondiale. La notizia del Perón sardo appare
per la prima volta nel marzo del 1951.
Il cognome Peròn risulta essere comune soprattutto nella regione francese
della Bretagna, mentre Peron è diffuso in Italia, ma in Veneto e non in
Sardegna, soprattutto nelle province di Padova e Vicenza. Secondo un giardiniere della Casa Rosada, anche lui
di origine sarda, Perón avrebbe, invece, confidato di avere un nonno
proveniente dal Regno di Sardegna (che all'epoca comprendeva anche Piemonte e
Liguria).
Al di là di presunte o reali vicende, Peron fu tra i
capi di quel Grupo de Oficiales Unidos che provocò nel giugno 1943 la caduta del
presidente R. Castillo, e quindi sostituì il generale Rawson con il generale
Ramírez e questo con Farrell. Membro del governo di E. J. Farrell come ministro
della Guerra, poi del Lavoro, in questa veste ottenne
larghissimo appoggio dai sindacati operai, da lui favoriti con una vasta
politica di concessioni. Questi lo
sostennero allorché dovette per breve tempo ritirarsi a vita privata,
nell'ottobre 1945 (sposò allora la popolare attrice Eva Duarte); e
contribuirono poderosamente alla sua elezione a presidente della Repubblica.
Eletto il 24 febbraio 1946, fu confermato l'11 novembre 1951.
Sostenuto dall'esercito e soprattutto dai lavoratori
organizzati nella Confederación general del trabajo, e coadiuvato dalla moglie
Evita, Peron svolse una politica «giustizialista»,
«a metà strada fra comunismo e capitalismo». In campo internazionale, questa ebbe forme di nazionalismo, specie contro
gli USA e la Gran Bretagna, mentre Peron tentava di estendere la sua influenza
nei paesi vicini; in campo interno comprese elementi di corporativismo, di
produttivismo e d'autarchia, in cui al tentativo di violenta trasformazione
dello stato da agricolo a industriale si univa una serie di misure sociali.
Tale politica provocò una grave svalutazione della
moneta, che perse più dei 4/5 del suo valore, mentre i tratti autoritari del
regime accrescevano il malcontento delle classi abbienti. Il peggioramento della situazione economica, i contrasti con gli USA e
l'ostilità della chiesa cattolica contribuirono a indebolire Peron, che nel settembre del 1955 fu rovesciato da un colpo
di stato militare. Rifugiatosi in Spagna, ritornò in Argentina nell'estate
1973, in seguito alla vittoria elettorale dei peronisti, assunse quindi la
presidenza della Repubblica. Alla sua morte, l'anno dopo, gli successe la terza
moglie, già vicepresidente, M. E. Martínez de Perón.
Nessun commento:
Posta un commento