SANT'ELIA: «Nessuno tocchi i nostri palazzi» Abbattere i palazzoni Del
Favero, scacciare il degrado e ridar vita a questo spicchio di Sant'Elia con
altre abitazioni ben più moderne. «A misura d'uomo», è stato più volte ribadito
per sostenere la tesi della demolizione.
L'idea era questa. E forse non lo è più. Di sicuro non la
difendono i residenti, decisi a contrastare qualsiasi nuovo annuncio di riqualificazione
del rione che contempi al suo interno l'avanzare delle ruspe. Dicono no forse
anche quel pizzico di diffidenza popolare dovuto alle tante promesse mancate.
«Ora che Sant'Elia è interessato da un piano di rinascita cominciato col
lungomare, il Parco degli Anelli e il nuovo stadio si sta ipotizzando di nuovo
la demolizione? Troppo facile. E poi, ci dicono che il nostro sarà un
trasferimento temporaneo, che ci metteranno a disposizione nuove case per due,
tre anni in attesa della ricostruzione. Ci crediamo, ma certo». Così parla Billo
Vistosu a nome del comitato di quartiere, irrompendo nell'ipotesi che il Del
Favero («Dove io stesso abito», precisa) possa essere spazzato via dalle ruspe.
I veri “padroni.” Area, che poi è la legittima proprietaria
di blocchi e appartamenti (non
del suolo su cui poggiano, ancora, paradossalmente, terra di nessuno), non sembra intenzionata a
perseguire la politica delle ruspe. Gianpaolo Sanna, direttore generale “facente funzione” dell'azienda per l'edilizia abitativa, non
nasconde le sue perplessità.
«Già, abbattere. Ogni tanto si fa strada
quest'ipotesi. Magari da un punto di vista ingegneristico si può giustificare,
ma poi bisogna calarsi nella realtà e pensare alle oltre settecento famiglie e
agli aspetti sociali. E pur vero che il rione è frutto di
errori degli
anni Settanta, ma è innegabile che chi qui abita ha creato legami, al luogo e col vicinato. Credo
invece che la ristrutturazione si possa fare e che anzi questo è un momento propizio grazie al Super bonus
110 su cui, in tutt'Italia, hanno manifestato interesse gli imprenditori anche per il patrimonio di
edilizia pubblica». E Area è tra gli enti individuati.
Il piano Insomma, il piano della Regione di tre
anni fa non sembra destinato a resistere. Resiste invece l'inghippo delle proprietà e quel rimpallo di competenze che ha fatto urlare gli
abitanti nei momenti di vera emergenza (scarichi fognari saltati, liquami sin dentro le case, puzza ed escrementi in strada) ma anche adirare
le diverse amministrazioni comunali che si sono succedute.
Massimo Zedda, durante la sua ultima legislatura, aveva anche “ordinato” ad
Area di intervenire immediatamente per la sopraggiunta emergenza sanitaria nel
quartiere. L'inghippo «La
verità è che noi non siamo proprietari dei sotto servizi perché non siamo
proprietari del terreno», ricorda Sanna. «Per rapidità negli anni Settanta gli
atti amministrativi non vennero completati tra Comune e l'allora Iacp e oggi ne
stiamo pagando le conseguenze. Noi e soprattutto i residenti».
Così oggi l'amministrazione comunale ha ripreso in mano il “caso-Del
Favero” decisa a risolverlo. «Abbiano avuto già due incontri in queste settimane
con Area e Abbanoa, la prossima
riunione sarà anche col Patrimonio così da definire correttamente le rispettive proprietà», dice
l'assessore Alessio Mereu. «Qui c'è un problema serio: le fogne. Sono da rifare. E subito. E non si
può andare avanti con gli interventi tappabuchi».
Su fronte dell'emergenza abitativa e delle condizioni in cui versa il rione
anche l'opposizione è tornata alla carica con un'interrogazione (prima firmataria
Anna Puddu. «Vogliamo sapere quanti soldi si stanno spendendo ma soprattutto se
sia stato definito il tavolo tecnico per stabilire le competenza esatte delle
aree».
Andrea Piras
Articolo tratto da “La Nuova Sardegna” del
30 Settembre 2020
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