mercoledì 30 settembre 2020

SANT'ELIA: «Nessuno tocchi i nostri palazzi»


 

SANT'ELIA: «Nessuno tocchi i nostri palazzi» Abbattere i palazzoni Del Favero, scacciare il degrado e ridar vita a questo spicchio di Sant'Elia con altre abitazioni ben più moderne. «A misura d'uomo», è stato più volte ribadito per sostenere la tesi della demolizione.

 

L'idea era questa. E forse non lo è più. Di sicuro non la difendono i residenti, decisi a contrastare qualsiasi nuovo annuncio di riqualificazione del rione che contempi al suo interno l'avanzare delle ruspe. Dicono no forse anche quel pizzico di diffidenza popolare dovuto alle tante promesse mancate. «Ora che Sant'Elia è interessato da un piano di rinascita cominciato col lungomare, il Parco degli Anelli e il nuovo stadio si sta ipotizzando di nuovo la demolizione? Troppo facile. E poi, ci dicono che il nostro sarà un trasferimento temporaneo, che ci metteranno a disposizione nuove case per due, tre anni in attesa della ricostruzione. Ci crediamo, ma certo». Così parla Billo Vistosu a nome del comitato di quartiere, irrompendo nell'ipotesi che il Del Favero («Dove io stesso abito», precisa) possa essere spazzato via dalle ruspe.

 

I veri “padroni.” Area, che poi è la legittima proprietaria di blocchi e appartamenti (non del suolo su cui poggiano, ancora, paradossalmente, terra di nessuno), non sembra intenzionata a perseguire la politica delle ruspe. Gianpaolo Sanna, direttore generale “facente funzione” dell'azienda per l'edilizia abitativa, non nasconde le sue perplessità. «Già, abbattere. Ogni tanto si fa strada quest'ipotesi. Magari da un punto di vista ingegneristico si può giustificare, ma poi bisogna calarsi nella realtà e pensare alle oltre settecento famiglie e agli aspetti sociali. E pur vero che il rione è frutto di errori degli anni Settanta, ma è innegabile che chi qui abita ha creato legami, al luogo e col vicinato. Credo invece che la ristrutturazione si possa fare e che anzi questo è un momento propizio grazie al Super bonus 110 su cui, in tutt'Italia, hanno manifestato interesse gli imprenditori anche per il patrimonio di edilizia pubblica». E Area è tra gli enti individuati.

 

Il piano Insomma, il piano della Regione di tre anni fa non sembra destinato a resistere. Resiste invece l'inghippo delle proprietà e quel rimpallo di competenze che ha fatto urlare gli abitanti nei momenti di vera emergenza (scarichi fognari saltati, liquami sin dentro le case, puzza ed escrementi in strada) ma anche adirare le diverse amministrazioni comunali che si sono succedute.

 

Massimo Zedda, durante la sua ultima legislatura, aveva anche “ordinato” ad Area di intervenire immediatamente per la sopraggiunta emergenza sanitaria nel quartiere. L'inghippo «La verità è che noi non siamo proprietari dei sotto servizi perché non siamo proprietari del terreno», ricorda Sanna. «Per rapidità negli anni Settanta gli atti amministrativi non vennero completati tra Comune e l'allora Iacp e oggi ne stiamo pagando le conseguenze. Noi e soprattutto i residenti».

 

Così oggi l'amministrazione comunale ha ripreso in mano il “caso-Del Favero” decisa a risolverlo. «Abbiano avuto già due incontri in queste settimane con Area e Abbanoa, la prossima riunione sarà anche col Patrimonio così da definire correttamente le rispettive proprietà», dice l'assessore Alessio Mereu. «Qui c'è un problema serio: le fogne. Sono da rifare. E subito. E non si può andare avanti con gli interventi tappabuchi».

 

Su fronte dell'emergenza abitativa e delle condizioni in cui versa il rione anche l'opposizione è tornata alla carica con un'interrogazione (prima firmataria Anna Puddu. «Vogliamo sapere quanti soldi si stanno spendendo ma soprattutto se sia stato definito il tavolo tecnico per stabilire le competenza esatte delle aree».

 

Andrea Piras

 

Articolo tratto da “La Nuova Sardegna” del 30 Settembre 2020

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