Il 20 e 21 di settembre si terrà il referendum confermativo noto come
“taglio del numero dei parlamentari e dei costi della politica”.
Non ci convince la visione populistica e in stile campagna elettorale dei
proponenti la modifica, volgarmente e sbrigativamente riassumibile in “pochi ma
buoni e più efficienti, per risparmiare milioni di euro”.
Non ci convince il senso ideologico di questo referendum che rimanda alla
solita politica anti-casta ed anti- parlamentare, che conferma l’idea distorta
e pericolosa secondo cui tutte le istituzioni rappresentative in quanto tali
sono un “ostacolo”, ma non tiene invece
minimamente in considerazione l’enorme vantaggio che la riduzione apporterebbe
alle grandi lobby e gruppi di potere.
Non si capisce perché pochi parlamentari automaticamente non sarebbero più
casta, o perché pochi parlamentari sarebbero certamente i migliori, più
rappresentativi e lavorerebbero di più e meglio a tutela degli interessi dei
cittadini. Finora il problema è stato il loro numero o la loro qualità? E la
qualità la si ottiene tagliando a casaccio o votando i migliori?
In generale non condividiamo mai il taglio della rappresentanza e della
partecipazione alla vita politica, perché
consentirebbe solo ai partiti più grandi di essere presenti escludendo le forze
minori, e questo è un palese attacco alla rappresentatività democratica.
Da sempre diciamo che se l’obiettivo reale è quello di ridurre le spese
inutili la prima cosa da fare è quella di tagliare
le spese militari, che costano alle casse pubbliche italiane 71 milioni di
euro al giorno. In soli quattro giorni si otterrebbe lo stesso risparmio
annuale di un taglio dei parlamentari. Ma se il risparmio auspicato lo si vuol
ottenere solo dalla politica, si potrebbe realizzare diminuendo stipendi,
gettoni, vitalizi e benefit di ogni genere, dato che è evidente a tutti che su
questo aspetto si è decisamente esagerato.
E’ indicativo che oggi
proprio i principali partiti siano schierati per il SI. Ma se fosse una vera
riforma “anti-casta” non dovrebbero essere tutti contrari? Siamo convinti che se proponessimo di lasciare lo stesso numero di
parlamentari, ma dimezzando i loro stipendi, farebbero subito fronte comune per
il NO!
Da Sardi ed indipendentisti, contrariamente a chi pensa che questo sia un
tema italiano e che quindi non ci debba interessare, ricordiamo che quello che
si decide in Italia – purtroppo – incide sul nostro vivere, che ci piaccia o
no: perciò è nostro dovere fare tutto il possibile per difendere gli interessi
dei Sardi in qualsiasi contesto.
Da Sardi e indipendentisti
crediamo che la Sardegna debba puntare ad avere una maggiore rappresentanza, come hanno ottenuto ad esempio nelle province autonome di Trento e
Bolzano, che con metà della nostra popolazione esprimeranno più rappresentanti
di noi (6 senatori per Trentino Alto Adige, 5 per la Sardegna). Perché chi difende le proprie prerogative e
i propri interessi, e mira a pesare di più in ogni sede, cerca di ottenere
quanti più rappresentanti possibile. La sciocchezza secondo cui avere un
minor numero di parlamentari converrebbe perche sarebbero “migliori” o ci
“costerebbero meno”, è evidenziata dal fatto che questo taglio darebbe un
risparmio di appena 95 centesimi
all’anno a cittadino.
Per questi motivi, per la difesa dei diritti di rappresentanza democratica
ed a maggior ragione per la difesa dei diritti di noi Sardi, voteremo
convintamente NO al referendum del 20 settembre.
Liberu – Lìberos Rispetados Uguales
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