Il comitato sardo per no al taglio del Parlamento sosterrà le ragioni del no, poiché in caso di vittoria dei sì, la rappresentanza politica della Sardegna, già compromessa da una legge elettorale regionale antidemocratica e nata per escludere le minoranze non alleate con le due coalizioni più votate, rischia di scomparire dai luoghi della decisione. La Sardegna sarà infatti una delle regioni piccole e medie più danneggiate dalla compressione della rappresentatività politica del Parlamento.
La vittoria dei sì, in assenza dei correttivi ipotizzati e mai attuati porterà conseguenze disastrose ed effetti collaterali perché di fatto verranno introdotte delle soglie implicite di sbarramento che porteranno una larga parte delle cittadine e dei cittadini sardi a non avere più rappresentanza in Parlamento. In particolare al Senato, dove la soglia implicita di sbarramento si aggira tra l’8 e il 10%. Un danno al diritto di voto, non solo dei partiti minori che verranno definitivamente cancellati dalla rappresentanza, anche le elettrici e gli elettori dei partiti maggiori perderanno in proporzione questo diritto.
Questa riforma è da respingere perché non rappresenta una riduzione delle poltrone, è al contrario un furto ai danni delle cittadine e dei cittadini. L’obiettivo, nemmeno tanto nascosto, è quello di ridurre la democrazia per affidare il potere all’onnipotenza della maggioranza impersonata da stregoni e leader carismatici.
La società sarda dovrebbe unirsi nel respingere questa controriforma in queste poche settimane che ci separano dal voto. Tutti i movimenti di lotta, tutti i soggetti impegnati nei conflitti sociali, i partiti, compresi i partiti indipendentisti, dovrebbero rompere il silenzio e connettere le migliori energie per contrastare un futuro senza democrazia. Perché senza democrazia non ci sarà l’uguaglianza e nemmeno l’autodeterminazione della Sardegna.
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