(01 Settembre 1969) Un giovane capitano
dell’esercito, Muammar Gheddafi sale al potere in Libia: ha soltanto 27 anni. Con un gruppo di
militari organizza un colpo di stato per cacciare definitivamente re Idris I,
giudicato debole nei confronti dell’Occidente. È il 26 agosto del 1969. Cinque
giorni dopo, il primo settembre, Gheddafi proclama la nascita della Repubblica
libica, guidata da un Consiglio del Comando della Rivoluzione composto da 12
militari. Gheddafi, nel frattempo
nominato colonnello, si mette a capo del Consiglio instaurando una dittatura.
La politica della prima parte del governo
Gheddafi viene definita dai suoi sostenitori una "terza via" rispetto
al comunismo e al capitalismo, nella quale cerca di coniugare i principi del
panarabismo con quelli della socialdemocrazia. Gheddafi decide di esporre le
proprie visioni politiche e filosofiche nel suo Libro verde (esplicito ammiccamento al Libretto rosso di Mao
Tse-tung), che pubblica nel 1976. In nome del Nazionalismo arabo, decide di
nazionalizzare la maggior parte delle proprietà petrolifere straniere, chiudere
le basi militari statunitensi e britanniche, e di espropriare tutti i beni
delle comunità italiana ed ebraica, espellendole dal paese.
Dopo
aver accentuato nel corso degli anni Novanta i caratteri autoritari del suo
regime, alle soglie del 21° secolo ha
indirizzato sempre più la sua attenzione e le sue alleanze verso i paesi
africani, limitando i rapporti, prima intensi, della Libia con la Lega araba.
La necessità di spezzare l’isolamento internazionale che strangolava l’economia
libica porta Gheddafi a moderare i toni della sua politica e ed esaltare le
differenze con l’integralismo islamico, cercando di accreditarsi come
interlocutore affidabile. Grazie al successo di questa strategia tra il 2003 e
il 2004 si chiude una lunga stagione di contrasti tra la Libia e la comunità
internazionale, Stati Uniti in testa. Infatti, nel settembre 2003 le Nazioni
Unite abrogavano definitivamente l’embargo imposto al Paese africano nel 1992 e
nel giugno 2004 gli Stati Uniti sospendono ufficialmente le sanzioni
unilaterali.
Negli stessi anni, alcuni tra i maggiori
leader europei visitano Tripoli (J. M. Aznár nel 2003, S. Berlusconi e T. Blair
nel 2004), avviando le trattative per la firma di trattati commerciali. Nel 2006, a suggello
del processo di riabilitazione internazionale, l’amministrazione statunitense
annuncia l’intenzione di ripristinare pieni rapporti diplomatici con la Libia,
indicata come un modello di eccellente cooperazione nella ‘guerra al terrore’,
e due anni dopo sono ristabilite piene relazioni anche tra la Libia e la
Russia.
Nel
febbraio 2011, seguendo l’onda della protesta popolare scoppiata tanto Tunisia
quanto in Egitto, anche in Libia nasce
la rivolta, con quella che viene definita “La primavera araba”: la
ribellione, divampata in Cirenaica, la regione da sempre ostile al controllo
politico di Tripoli, si trasformava rapidamente in insurrezione armata coadiuvata dalle forze della NATO, scesa in
campo con i bombardamenti aerei dopo la risoluzione del 17 marzo del Consiglio
di sicurezza dell’ONU.
Dopo
una lunga fase di stallo, il 20 ottobre Sirte veniva liberata dalle forze del
Consiglio nazionale di transizione (CNT), l’organismo politico autoproclamatosi
unico rappresentante legittimo del popolo libico, e Gheddafi catturato dai ribelli (il convoglio con il quale era in fuga
veniva colpito dagli elicotteri della NATO). La sua uccisione immediata nel
corso di un'operazione militare sommaria, ripresa e diffusa attraverso un
telefono cellulare, non ha mancato di suscitare diverse critiche in ambito
internazionale.
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