lunedì 24 agosto 2020

Opinioni politiche e macchina del fango. Di Lucia Chessa.

 


Cresce tra i sostenitori del Si al referendum sul taglio dei parlamentari, l’abitudine a tacciare da poltronari coloro che si schierano per il NO. Non fai in tempo ad accennare un argomento, ad impostare un ragionamento, a sollevare un’obiezione sulla schiforma costituzionale che taglia il parlamento invece che le indennità dei parlamentari, che diventi sedutastante portatore di qualche interesse basso, se non tuo di un tuo amico, di qualche aspirazione disonesta e malcelata che, sotto sotto, ti fa tramare contro gli interessi della gente.

E quindi si organizzano gli eserciti di moralizzatori, di invasati custodi del bene comune perché tu che voti NO, come ha detto il ministro Di Maio, sei establishment, cioè appartenente ad un gruppo di potere che ha un interesse losco a conservare lo status quo.

Praticamente lui che siede al governo cambiando poltrona da un ministero all’altro, che è stato capo-politico, come amava definire sé stesso, lui il cui ministero spende 700.000 euro all’anno di suoi consulenti, segretari, collaboratori alla Casalino, in aggiunta ai normali organici dei palazzi ministeriali. Ecco lui deve venire a dire a me che voto NO che sono establishment.

A me che non sono nessuno, che milito in un partito che vive esclusivamente autofinanziato dai suoi iscritti, che dopo il secondo mandato da sindaco ho rifiutato con caparbietà la terza ricandidatura, che non sto aspettando lui ad insegnarmi cosa è honestà-honestà anzi potrei fargli qualche lezione (a lui e ai suoi) su come si amministrano e si tutelano i beni comuni.

Ascù ma ti ghiras ca ses unu nudda?

 

Di Lucia Chessa

 

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