venerdì 28 agosto 2020

(28 Agosto 1828) Nasce Lev Nikolaevic Tolstoj.


 

"Per l’ultima volta vi dico: rivolgete tutta la vostra attenzione a voi stesso, mettete le catene ai vostri sensi e cercate la beatitudine non già nelle passioni, ma nel vostro cuore. La fonte della beatitudine non è fuori, ma dentro di noi (Lev Tolstoj, dal libro “Guerra e pace”).

 

(28 Agosto 1828) Nel governatorato russo di Tula nasce Lev Nikolaevic Tolstoj, scrittore e drammaturgo russo. Critico e saggista in materia politica e filosofica, Tolstoj è autore di romanzi divenuti eterni classici della letteratura mondiale come "Guerra e pace" e "Anna Karenina". Tutta la sua opera si rivela l'affresco di un’epoca di transizione, nelle quali la volontà di cambiamento si intrecciano con la condanna dell’ineguaglianza, dell’ingiustizia e dello sfruttamento, fenomeni fortemente presenti nella società russa del periodo. Preso di mira dalla censura zarista, con la pubblicazione del romanzo "Resurrezione," nel 1899, Tolstoj viene scomunicato dalla Chiesa ortodossa. Muore il 7 novembre 1910.

 

Tolstoj dal 1844 al 1847 frequentò la facoltà di orientalistica e poi quella di giurisprudenza all'università di Kazan, senza tuttavia terminare gli studi. All'inquietudine degli anni giovanili cerca valide risposte nei libri (la Bibbia, Rousseau); incline alla vita dissipata ma dotato di un forte senso morale, s'impone rigide regole comportamentali che non rispetta, ricorre presto alla forma di autocontrollo del diario, che proseguirà fino alla morte.

 

Divenne celebre in patria grazie a una serie di racconti sulla guerra; il nome di Tolstoj acquisì presto risonanza mondiale per il successo dei romanzi "Guerra e pace" e "Anna Karenina", a cui seguirono altre opere sempre più rivolte all'introspezione dei personaggi e alla riflessione morale. La fama di Tolstoj è legata anche al suo pensiero pedagogico, filosofico e religioso, da lui espresso in numerosi saggi e lettere che ispirarono, in particolare, la condotta non-violenta dei tolstoiani e del Mahatma Gandhi.

 

Nel 1909 lo scrittore tenta – con appelli alla Duma di Stato e a Stolypin – di convincere il governo ad abolire la proprietà privata della terra, per scongiurare una grande rivoluzione, che egli reputa imminente. Già nel precedente articolo "Al popolo lavoratore" (1902) Tolstoj aveva affrontato l'argomento, individuando nella proprietà fondiaria la maggiore ingiustizie sociali. La liberazione della terra tuttavia non doveva avvenire con la violenza, ma attraverso il boicottaggio (dei contadini a lavorare la terra altrui) e la disobbedienza (dei soldati nel reprimere le occupazioni).

 

Desideroso di compiere il tanto vagheggiato "salto" decisivo col quale avrebbe lasciato tutto per Cristo, Tolstoj mise in pratica il progetto di andarsene di casa. Il crescendo di liti con la moglie e con i figli gli causarono enormi sofferenze. Così, nella notte del 28 ottobre 1910 (secondo il calendario giuliano), dopo essersi accorto che la moglie frugava di nascosto fra le sue carte, lo scrittore, sentendosi più che mai oppresso, si allontanò di soppiatto da Jasnaja Poljana, dirigendosi verso la Crimea su treni di terza classe, accompagnato dal medico personale, amico fidato.

 

Sulla sua scrivania lasciò aperta una copia dei Fratelli Karamazov di Dostoevskij al punto in cui il figlio si abbandona alle vie di fatto con il padre. Durante il viaggio tuttavia, a causa del freddo e della vecchiaia, lo scrittore ben presto si ammalò gravemente di polmonite e non andò oltre alla stazione ferroviaria di Astàpovo, dove morì.

 

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