sabato 28 marzo 2020

Multa a chi esce, caos burocratico




Uscire da casa senza giustificato motivo in tempi di coronavirus non è più reato. Decisione del Governo: il decreto legge in vigore dal 26 marzo trasforma la violazione da penale ad amministrativa, anche per il passato. In sostanza ora chi si sposta per motivi non validi, rischiando di diffondere il contagio e vanificare gli sforzi di chi segue le regole, paga una multa. Un'evidente depenalizzazione. Nelle intenzioni il cambio di rotta dovrebbe ottenere un duplice effetto: rendere più immediata (ed elevata) la sanzione ed evitare di creare un ingorgo negli uffici giudiziari, dove erano attesi centinaia di fascicoli.

Uno per ogni denuncia presentata dalle forze dell'ordine preposte al controllo del territorio. In realtà si teme sia stato fortemente ridotto l'effetto deterrente provocato dalle conseguenze penali (anche perché il nuovo decreto non ha previsto il fermo amministrativo del veicolo di chi viola la norma) e che l'ingolfamento burocratico sia stato semplicemente trasferito dai Tribunali alle Prefetture. E ai Giudici di pace. La soluzione vera alla fine sarebbe che ciascuno rispettasse le attuali misure di contenimento, nella speranza di archiviare in tempi non troppo lunghi questo periodo buio.

I numeri a Cagliari Dal 16 al 25 marzo nella sola provincia di Cagliari sono state fermate 33.772 persone, 723 delle quali segnalate perché in giro in assenza di comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute (altre 40 per aver rilasciato false dichiarazioni e reati differenti). Nello stesso periodo sono stati controllati 24.493 esercizi commerciali: due titolari sono stati denunciati, 17 sanzionati. Il reato di riferimento da contestare sino a mercoledì scorso era l'articolo 650 del codice penale, “l'inosservanza dei provvedimenti della pubblica autorità”. In quel caso i trasgressori potevano chiudere subito la vicenda pagando 100 euro (la metà della sanzione massima prevista) oppure lasciare che la procedura seguisse il proprio corso: apertura del fascicolo, richiesta di decreto penale di condanna da parte del pm, decisione del gip, notifica alla persona denunciata che poteva pagare oppure opporsi.

In questo secondo caso ecco l'udienza, la sentenza di primo grado, quella di Appello e infine della Cassazione. Anni di lavoro, con la prescrizione incombente e una trafila arrivata a conclusione (si spera) con la pandemia alle spalle. Per questo di recente varie Procure (Milano per prima, Parma e Genova a ruota) avevano chiesto alle forze dell'ordine di contestare l'articolo 260, più grave (“inosservanza dell'ordine dato per impedire l'invasione o la diffusione di una malattia infettiva dell'uomo”): è previsto l'arresto e il reato non si estingue con un pagamento. Una riflessione simile era stata avviata anche a Cagliari.

Il nuovo decreto Poi il 25 marzo è intervenuto il nuovo decreto legge, efficace dal 26, e le sanzioni penali sono state sostituite da quelle amministrative valide anche per il passato. Così, se in precedenza le 723 persone denunciate rischiavano fino a tre mesi di arresto tramutabili in un'ammenda fino a 206 euro, ora dovranno versare 200 euro: la metà della cifra minima prevista nella nuova sanzione (che va da 400 a 3mila euro, somma che sale di un terzo se la violazione avviene con un'auto). Dal 26 marzo le persone multate in ogni caso potranno cavarsela versando 280 euro entro 60 giorni (i 400 euro scontati del 30 per cento).

È un deterrente adeguato? E resta il problema di fondo: le sanzioni emesse sino al 25 marzo a questo punto devono essere trasmesse alle Prefetture, che faranno recapitare l'ingiunzione di pagamento ai trasgressori i quali a loro volta potranno pagare subito (e chiudere la vicenda) o fare ricorso. E, in questo caso, rimettere in moto il mostro burocratico, perché l'incartamento finirebbe davanti al Giudice di pace, quindi in Tribunale (che avrebbe funzioni di Appello) e infine in Cassazione. Cambia poco.

Quarantena e negozi Le conseguenze peggiori sono a carico di chi, positivo al Covid-19, viola il regime di quarantena (“delitto colposo contro la salute pubblica”, è previsto il carcere da uno a cinque anni), e dei commercianti che non rispettano le imposizioni (chiusura dell'attività da 5 a 30 giorni).

Andrea Manunza

Articolo tratto da “La Nuova Sardegna” del 26 Marzo 2020
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Federico Marini
skype: federico1970ca


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