1. La vita Marianna Bussalai, “Signorina Mariannedda de sos
Battor Moros”, così veniva chiamata dagli oranesi, è una straordinaria figura
di femminista, di sardista e di antifascista. Una poetessa, traduttrice e intellettuale di valore, morta
nel 1947, a soli 43 anni. Frequenta solo fino alla quarta elementare, poi
abbandona a causa di una malattia che non le permette di potersi recare a Nuoro
per proseguire gli studi. Autodidatta – legge gli autori sardi (Sebastiano
Satta, Montanaru, – con cui ha un fitto carteggio epistolare – e Giovanni Maria
Angioy, di cui vanta una remota ascendenza), gli italiani (Dante, Manzoni,
Monti, Pindemonte) ma anche i russi. Di Montanaru traduce le
poesie in italiano. Di Dante avrebbe
voluto tradurre la Divina Commedia in Limba per poter dare al popolo sardo –
scriveva – la possibilità di leggere e comprendere l’opera.
2. Il sardismo di Bussalai “II mio sardismo – scriverà in una
lettera all’avvocato Luigi Oggiano – è nato da prima che il Partito sardo
sorgesse, cioè da quando, sui banchi delle scuole elementari, mi chiedevo
umiliata perché nella storia d’Italia non si parlasse mai della Sardegna. Giunsi alla conclusione che la
Sardegna non era Italia e doveva avere una storia a parte”. Quello della
Bussalai è dunque un Sardismo ante litteram, nasce inizialmente come sentimento
o, più precisamente, come ri-sentimento contro uno Stato patrigno. Di qui la
sua militanza nel Partito sardo d’azione e la sua “devozione” nei confronti di Lussu, che
periodicamente le scriveva dall’esilio a Parigi.
3. Le sue poesie Famose sono rimaste quelle che mettono alla
berlina i fascisti, ad iniziare dai ras locali. Il sardismo e l’antifascismo, cui dedicò tutta la
sua vita, – ovvero l’amore smisurato per l’Autonomia e per la libertà – li
vedeva incarnati meravigliosamente in Lussu, verso cui nutriva ammirazione e
persino devozione. Marianna Bussalai infatti durante tutto il ventennio fascista
diventa a Orani – ma non solo – punto di riferimento dell’antifascismo, la sua casa è il circolo
antifascista, composto di ragazzi e ragazze, di uomini e donne. Da parte mia
ritengo che gli scritti più validi e, ancora oggi più che mai attuali, siano i
suoi Mutos e Mutetus, in lingua sarda. Soprattutto quelli ironici e satirici
con cui ridicolizzava i gerarchi e gli scherani del fascismo e Mussolini stesso
(nel cui nome allungava il mussi-mussi, l’appellativo con cui si chiamano in
Sardo i gatti e la cui espressione deriva dal latino mus (topo) e dunque a
fronte di mussi-mussi il (gatto si avvicina). Eccone alcuni:
“Farinacci est bragosu
ca l’ana saludau
sos fascistas de Orane
tene’ pius valentia
de su ras de Cremona
su Farinacci nostru.”
“Ite bella Nugòro
tottu mudada a frores
in colore ‘e fiama.
Ite bella Nugòro
solu a tie est s’amore
ca ses sa sola mama
Sardigna de su coro
Saludan’ sos sardistas
chin sa manu in su coro
de sas iras fascistas
si nde ride’ Nugòro.”
4. Le amiche e gli amici di Marianna Bussalai. Aveva due grandi
amiche e compagne di lotta: Mariangela Maccioni e Graziella Sechi-Giacobbe, che
considera “dolci ed eroiche amiche”. La prima è maestra elementare e moglie di Raffaello Marchi
(verrà sospesa dall’insegnamento perché ostile al Fascismo), la seconda
ugualmente antifascista è moglie di Dino Giacobbe, il mitico combattente e
comandante nella Guerra civile in Spagna contro Franco. Formano la cosiddetta
triade sardista e antifascista. Ma aveva anche molti
amici: Lussu, Dino Giacobbe, i fratelli Melis, Oggiano, Mastino, Sebastiano
Satta, Montanaru. Ma aveva amici, in modo particolare
fra i giovani: per cui era un punto di riferimento intellettuale e culturale
oltre che politico.
Di Francesco Casula
Storico e saggista
Con Zuanna Cottu, autore del libro “Marianna
Bussalai”, Alfa Editrice
*L’articolo è tratto dal sito “sardegnaeventi24.it”
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